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UN’ESISTENZA COMPLICATA

 

 

 

Intrighi politici e finanziari

 

 

 

BELISARIO RIGHI

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* * *​

CAPITOLO 1

​Obliqui raggi di sole nascente, con tiepido calore, ammantano l’aurora aulente di profumati effluvi, luccichii d’erbe, imperlate dalla notturna rugiada, feriscono la tenebra incalzata dal sorgente chiarore. Gli animali della notte ormai tacciono, l’usignolo ha terminato il suo canto. Solo s’ode un vivace cinguettio di pettirossi e di cardellini, gioiosi araldi del mattino. E’ sorto un giorno nuovo, non diverso dagli altri, che donerà vita a nasciture persone mentre alcune ne trascinerà via con sé, nell’odierno rinnovarsi dell’eterna samsara di vita e di morte. Nei fioriti giardini dell’Escorial, sontuosa dimora di Alvaro Castro, silenziosa regna la pace, quando un frullo d’ali, squarciando l’immoto incanto, disperde nel cielo nugoli di voli variopinti. Uno sparo! L’iconoclasta colpo d’arma da fuoco, distruttore di tanta armonia, sembra provenire dagli appartamenti padronali affacciati sui roseti ove, nella frizzante aria mattutina, intento a potare cespugli di rose rosse Bal Masqué, Felipe, sulla grande terrazza del palazzo, vede dischiusa la finestra della camera da letto del signor Castro. Varcando a grandi falcate le variegate aiuole, si precipita nell’ampio vestibolo della magione e di corsa sale i gradini della monumentale scala. Arrivato alla suite del padrone, lo vede esanime, riverso nel letto in una pozza di sangue con la sua Walther 7.65 ancora serrata in mano. Gli parla, lo scuote, purtroppo inutilmente. Non ci sono segni di vita. Alvaro Castro è morto. La servitù accorre nell’ala padronale. Il palazzo si riempie di pianti e grida di dolore. I domestici nutrono un profondo affetto per lui, padrino di battesimo di tanti loro figli e nipoti. Il destino di un uomo si è compiuto. La morte ancora una volta ha vinto la sua lotta contro la vita. Sono le 7.30 del 9 marzo 1998. Felipe avverte la polizia locale di San Lorenzo, capitale della piccola repubblica sudamericana del Coreguay e l’avvocato Hector Mendez, uno dei legali di famiglia, pregandolo di trasmettere la triste notizia alla vedova, la signora Linda che vive a Boston, sua città natale. Felipe, dopo aver impartito ai domestici l’ordine di ricomporsi, subito riceve il tenente di polizia Elizondo.

- Buongiorno, sono Felipe, il maggiordomo di casa Castro. E’ toccato a me di fare la macabra scoperta. Se vorrà seguirmi, la condurrò all’appartamento del padrone, ove ho rinvenuto il suo cadavere. Al momento della morte, in casa c’era soltanto la servitù. -

- Anche lei immagino. -

- No signore, mi trovavo nel giardino. Stavo potando delle rose, allorquando, udito uno sparo proveniente dalla parte del palazzo, in tutta fretta mi sono precipitato verso quella direzione e vista aperta la finestra della camera del signor Castro sono subito salito da lui. Non è stato toccato niente né da me né dal personale di servizio. Lo vedrà come io l’ho trovato. -

- Grazie. Lei ha già detto quello che intendevo sapere e al momento non ho altro da chiederle. Ora vorrei vedere i domestici. -

Il personale al completo è riunito in biblioteca a disposizione della polizia per le domande di rito. Tutti rilasciano la loro sommaria deposizione. Dagli interrogatori non emerge alcun sospetto, niente che possa spiegare l’insano ed inspiegabile gesto. Filantropo, benefattore, dedito a molte opere di beneficenza, Castro non aveva nemici, godeva di ottima salute e per quanto Elizondo ne sappia corrisponde a verità. Alcuni agenti raccolgono le deposizioni, altri eseguono rilievi e scattano fotografie. Si sta svolgendo al completo, il lavoro preciso e puntuale delle forze dell’ordine, in attesa della scientifica. Frattanto sono accorsi giornalisti e conoscenti e curiosi A tutti i convenuti viene servito del caffè. Più che sulla scena di un crimine, sembra di trovarsi nella hall di un grande albergo. L’avvocato Mendez non tarda ad arrivare. Il tenente gli rivolge subito una serie di domande, ma le risposte non aggiungono niente a quanto già detto dai servitori. L’avvocato, disorientato e confuso non è in grado di fornire una spiegazione plausibile di quanto è accaduto. Dopo quest’ultima deposizione ad Elizondo non resta altro da fare che interrompere il lavoro dei giornalisti, sigillare la porta della stanza ove è avvenuto il suicidio e attendere il magistrato. La mattina seguente la vedova Castro, giunta da Boston in piena notte, è al palazzo della polizia di San Lorenzo. Trentenne, bellissima, bionda, elegante seppure in maniera dimessa come esige la circostanza, in un salottino attende di essere ricevuta. Mostra un atteggiamento distaccato, freddo, non improntato al dolore. Molto più giovane del marito, negli anni di matrimonio ha vissuto la maggior parte del tempo a Boston, lontana dal consorte, con cui si vedeva solo in occasione di eventi mondani e ufficiali. Era stato Castro a volerlo. Aveva voluto una moglie bellissima da sfoggiare in pubblico e in poche altre rare occasioni, mantenendo così intatta tutta la sua indipendenza, senza ingerenze, senza l’obbligo di fare il coniuge a tempo pieno. Un contratto matrimoniale che poco lasciava all’amore e molto alla convenienza delle apparenze. Elizondo la riceve e le rivolge alcune domande, ma il suicidio resta ancora un mistero, perché la vedova non rilascia dichiarazioni tali da rendere il tenente più informato di quanto già non sia e dopo aver fornito elementi riguardanti la propria vita privata, assolutamente irrilevanti per la vicenda, lascia il commissariato. In assenza di indizi probanti, il caso è archiviato come suicidio.


 

                                                                                            


 

CAPITOLO 2

Vent'anni di carriera e Luis Barranco, cronista di El Sol, giornale quotidiano filodemocratico della capitale, purtroppo ancora non si è fatto un solido nome professionale. Vive a San Lorenzo, non è sposato. Ha scelto di rimanere libero credendo così di avere maggiori possibilità di successo, facendo un lavoro che non prevede orari né feste né vacanze certe ma, nonostante queste rinunce, deve amaramente ammettere di non essere stato capace di crearsi nell’ambito giornalistico un suo spazio professionale, tantomeno di aver raggiunto una sicurezza economica che gli offra un futuro sereno e la prerogativa di condurre una vita agiata. Questi sono i suoi pensieri sotto la doccia. Uscito dal bagno si prepara un caffè e si veste per andare al giornale. Come tutte le mattine passa all’edicola. Compra dei quotidiani che sfoglia appena quel tanto per tenersi aggiornato sui fatti di cronaca. Il caso Castro è stato rapidamente chiuso, senza indagini. Nessuno si è dato pensiero di chiedersi perché un uomo tanto altolocato scompaia dal mondo come uno qualunque e Alvaro Castro non era uno qualunque. La morte improvvisa, senza spiegazioni di sorta, è inquietante. Non studiarne il motivo gli sembra impensabile. La permanenza di Castro nel Coreguay, durata appena cinque anni, è iniziata nel mistero e nel mistero ha trovato il suo epilogo. Come può una siffatta storia non destare interesse? Sicuramente tanta gente vorrebbe conoscere meglio questo uomo, passato nel Paese come una meteora. Perché non raccontare la sua vita? E perché non potrebbe essere proprio lui a farlo? Narrare la parabola del miliardario e dare un significato alla sua morte non solo è dovere di cronaca, ma potrebbe anche rappresentare la buona occasione per uscire dall’anonimato, perché le gesta dei ricchi e degli uomini di successo fanno sempre presa sui lettori. Con le giuste informazioni, Barranco sa di poter realizzare un ottimo lavoro. Il giorno stesso telefona alla vedova Castro, chiedendole di essere ricevuto. Intenderebbe scrivere un articolo sul marito tragicamente scomparso, benvoluto, amato da tutti, amico dei potenti, famoso per la vita sfarzosa che conduceva e per la sua filantropia. La vedova gli concede l’appuntamento, doveroso omaggio alla memoria del marito. L'indomani mattina, di buon’ora, Luis Barranco è all'Escorial, magnifico palazzo seicentesco dalla raffinata architettura castigliana, decorato da stuccatori e pittori della scuola di Velasquez, all’epoca della costruzione, appositamente fatti venire dalla Spagna. Il giornalista è ricevuto dal maggiordomo in un grande salone dalle pareti rivestite di dipinti e specchi incastonati in preziose cornici barocche, con il soffitto affrescato da scene mitologiche. Sculture, grandi tavoli cosparsi di avori e argenti di pregevole fattura, divani e tappeti coprono parte del pavimento intarsiato di marmi colorati. Dal soffitto, un imponente lampadario di Murano fastosamente illumina l’ambiente. Mentre Barranco, comodamente seduto su uno dei divani, sta pensando che in meno della metà di quella stanza potrebbe entrare tutta la sua casa, la vedova Castro fa il suo ingresso. Alta, con i capelli corti e biondi, gli occhi verdi, è meravigliosa. Indossa un semplice abito di seta color ghiaccio, con la gonna che le arriva appena sotto il ginocchio. Sulle sue delicate mani, dalle dita affusolate e le unghie curatissime, si nota solamente una sottile vera nuziale. Anche le braccia e il collo sono privi di gioielli. La signora sfoggia soltanto agli orecchi due smeraldi montati a giorno, elegantemente intonati alla giada dei suoi occhi. Il portamento è altero e dolce al contempo. Sicura di sé, cordiale, con uno smagliante sorriso che mette in risalto denti perfetti in una stupenda bocca, nel suo incedere diffonde nell’aria una inconfondibile, lieve fragranza di Chanel n. 5. Barranco pensa di non aver mai visto una donna così bella e raffinata, una donna degna di un re, quale era Alvaro Castro e con un impeccabile baciamano, mostra all’affascinante signora la sua deferenza. Si siedono. Iniziano subito a parlare del marito. Il giornalista le pone diverse domande, però lei ripete le medesime cose già riferite alla polizia. Con quelle notizie Barranco non potrà scrivere nulla di originale, chiede allora di visitare il palazzo, sperando di trovare spunti per il suo pezzo giornalistico. La signora gentilmente si offre di accompagnarlo nella visita. Percorrendo lunghi corridoi dai soffitti a cassettone affrescati e impreziositi da finissimi stucchi, attraverso saloni e salotti arrivano alla biblioteca.

- Era la stanza preferita da mio marito. Il luogo nel quale leggeva, ascoltava musica e lavorava. Vi trascorreva molto tempo. Da qui Alvaro seguiva i suoi affari pubblici e privati. Dello studio si serviva solo per ricevere avvocati e consulenti commerciali che, mi creda, sono in gran numero. -

Barranco nella biblioteca spera di trovare qualche indizio significativo. Se Castro vi passava molto del suo tempo, dovrà pur esserci qualcosa d’interessante. Qualche elemento che permetta di stilare un profilo significativo del miliardario.

- Signora, mi permetterebbe di vederla? Mi sarebbe utile per comprendere al meglio la personalità di suo marito che purtroppo non ho avuto il privilegio di conoscere. Un libro, un disco, un qualsiasi oggetto possono rivelare molto del carattere di una persona. -

- Se lo desidera, si accomodi pure. -

Barranco apre la porta, cede il passo alla signora, entra. Nella biblioteca colma di libri, quadri, sculture, mobili e in una parte c’è persino uno grande schermo di tela bianca.

- Suo marito qui si faceva proiettare dei film? -

- Sì, era un grande appassionato di cinema, in particolare gli piacevano i noir francesi. Soleva dire che per fare un buon film poliziesco non è necessario ricorrere agli effetti speciali e alle assurde sparatorie dei film americani. Tutto deve essere semplice e lineare, perché il gangster, per sua natura, non ama complicazioni, tantomeno situazioni ingarbugliate che richiedono pazienza e tempo, prediligendo invece azioni dirette e immediate, dove il fatto si consuma in pochi secondi con un colpo di pistola ben sparato. Non sono forse queste sono le caratteristiche distintive del noir francese? -

Barranco: - Sono d’accordo con lei. Anche a me piacciono molto i film francesi. Non per nulla annovero Jean Gabin e Alain Delon tra i miei attori preferiti. -

Nella biblioteca, i giornali periodici, più delle altre cose, sollecitano l’interesse del giornalista. Su di un tavolo, impilate, ci sono diverse riviste italiane, di politica, di finanza, di attualità. Barranco è molto incuriosito.

- Ma perché tante riviste italiane? Il signor Castro parlava l’inglese e lo spagnolo. -

- Vede, Alvaro era italiano e reputava i giornali il mezzo migliore per tenersi aggiornato sulle cronache del suo Paese. -

- Capisco! Sono certo che il motivo non può essere che questo. -

Barranco però non ne è del tutto convinto, perché quelle riviste vanno bene per il gossip e l'attualità, ma certamente non per la finanza, argomento nel quale i giornali inglesi e americani sono i più autorevoli. Di questi però non ce n'è nemmeno uno.

- Signora, io sono un attento osservatore di politica internazionale, non ultima quella italiana e poiché conosco abbastanza bene la lingua, mi consentirebbe di prendere qualcuna di queste riviste, tra le più recenti? -

- Ne porti via quante ne vuole. Ormai non servono più. -

Ringraziata la deliziosa signora, Barranco si avvia verso l’uscita della casa con sei riviste, tre di finanza e tre di attualità.

 

 

                                                                                            

 

CAPITOLO 3

Di Alvaro Castro non si sapeva molto. Aveva sessantacinque anni e sebbene fosse arrivato in Coreguay, soltanto da cinque, in così poco tempo aveva scalato i vertici della società entrando nei consigli di amministrazione di molte banche. Era diventato anche strettissimo amico del Presidente della Nazione. Finanziere, faceva affari, giocava in borsa con una disponibilità di denaro che sembrava essere illimitata. I suoi ricevimenti, tra i più esclusivi del Paese, gareggiavano in sfarzo e mondanità con quelli che il Governo dava per ospiti illustri come capi di Stato e rappresentanze diplomatiche straniere. Organizzava battute di caccia, cui partecipavano i vip del Coreguay e di altri Stati sudamericani. Faceva parte di parecchi sodalizi sociali e comitati sportivi, quali il golf, il polo, il tennis, la vela. Allo Yachting Club era il rappresentante di più alto spicco, proprietario di una piccola flotta di barche, usate per solo piacere personale. Di sua moglie, considerata la donna più bella del Paese, erano rinomati i gioielli e il ricercato guardaroba, rinnovato ad ogni stagione presso famosi stilisti italiani e francesi. Le famiglie più autorevoli dello Stato erano orgogliose di avere l’amicizia e la benevolenza di Castro. Godere dei suoi favori significava essere persone arrivate. Forte di altissime protezioni, era un privilegiato del sistema. A casa sua si potevano incontrare eminenti esponenti del governo, il capo della polizia, magistrati, illustri prelati, industriali e miliardari par suo. Questo era Castro, o più precisamente questo era il Castro degli ultimi cinque anni, ma i suoi trascorsi erano sconosciuti a chiunque. Di lui nient’altro si conosceva. Senza passato, partorito dal nulla, si sapeva soltanto esserlo di origine italiana, ma sulla sua vita in Italia non c’era alcuna informazione, nessuno che potesse dire da dove venissero le sue disponibilità economiche. Barranco di lui sa solo questo e nient’altro. A casa sfoglia i periodici avuti dalla signora Castro iniziando da quelli di finanza, tentando di trovare notizie sulle attività e sui collegamenti finanziari del marito. Controlla notizie di borsa, scambi commerciali, fusioni di multinazionali, sperando di scorgervi il suo nome, ma inutilmente. Probabilmente Castro operava attraverso società. Presso El Sol, la Camera di Commercio, il Ministero del Lavoro e istituti preposti all’uopo, raccoglie ogni tipo di informazione sul finanziere, cercando eventuali sue aziende. E’ plurimiliardario, ma non ha alcuna azienda. Le sue fortune provengono dalla Borsa, l’unica attività commerciale nella quale sembra si sia impegnato. Il giornalista, preso dalla lettura delle riviste finanziarie, nell’intento di capire quale fosse la reale attività di Castro, non si interessa alle altre e si immerge nel suo solito lavoro senza pensare più a lui, non avendo trovato niente su cui scrivere.


 

                                                                                             


CAPITOLO 4

Un giorno, mentre in salotto sta guardando la televisione, Barranco distrattamente posa l'occhio sulle riviste, accantonate in un angolo della stanza. D’impulso ne prende una di quelle di attualità, mai esaminate. Il rotocalco parla di fatti riguardanti i personaggi Vip della società italiana, delle solite cose: feste, ricevimenti, premiazioni, amori, divorzi, gossip, ma niente di più. Dopo averlo sfogliato distrattamente lo chiude e lo rimette a posto, ma le pagine non combaciano bene. In un punto vi è la tipica deformazione che si forma quando il rotocalco, per una più agevole lettura, viene ripiegato dorso su dorso. Lì, c’è sicuramente una notizia che è stata letta. Il giornalista incuriosito vuole leggere l’articolo che ha destato l’interesse del lettore, ma in quelle due pagine vi sono diversi piccoli articoli. In un’altra rivista con la stessa deformazione vi trova un solo articolo, tutto dedicato ad una famiglia italiana di nome Gallo. Riesamina la prima e tra i vari piccoli articoli ne trova uno riguardante la medesima famiglia. Prende il terzo periodico e qui due pagine intere parlano di Sonia, una delle giovani donne della dinastia, figlia di Andrea Gallo. Tre giornali e tutti e tre riportano episodi dei Gallo. Potrebbe anche essere una coincidenza, ma Barranco vuole approfondire consultando altre riviste. Telefona alla signora Castro chiedendo di essere ricevuto. In pochi minuti è all’Escorial. Nel precedente incontro, avuto il permesso di prendere tutti i periodici che voleva, non esita a chiederne degli altri. La signora, gentilissima come sempre, da una cameriera gliene fa riempire una sacca. Informata la signora dell'articolo che sta scrivendo sul marito e che prima di mandarlo in stampa glielo sottoporrà per avere il suo consenso alla divulgazione, la ringrazia della cortesia con cui è stato ricevuto e lascia il palazzo. Messe da parte le riviste finanziarie prende ad esaminare quelle riguardanti i fatti di costume e di mondanità, in cerca di articoli sulla famiglia italiana. Ve ne sono tanti e di varia natura. In alcuni si parla della vita miliardaria che quei signori conducono, delle loro ingenti ricchezze, in altri delle loro amicizie politiche e dei legami intessuti con il mondo dell’alta finanza. La possibilità di essere sulla strada giusta sta diventando reale. A conferma di ciò osserva che i periodici analizzati non recano in sequenza la data di pubblicazione. Evidentemente Castro aveva conservato soltanto quelli che lo interessavano e guarda caso, in tutte le copie si parla sempre di fatti riguardanti i Gallo. I continui aggiornamenti sulle vicende di quella famiglia non possono essere semplici casualità, ma parti di un ampio mosaico. Devono celare, al di là delle notizie che recano, verità interessanti. Bisogna ricostruire la sua vita, scoprire chi fosse, cosa facesse prima di diventare coreguaiano. La famiglia Gallo è l’unico collegamento tra lui e il suo passato, però per iniziare un'indagine si deve sempre partire da un punto certo e nel caso specifico, l’assurdo suicidio è l’unica certezza. E a proposito di suicidio, si domanda se nella camera ove la morte è avvenuta, sia stato trovato qualche indizio che possa essergli d’aiuto. La stanza non può essere visionata perché sigillata dal magistrato incaricato di svolgere le indagini preliminari, però, come sempre avviene in casi analoghi la polizia redige un elenco degli oggetti rinvenuti sul luogo e forse Pedro, un suo buon amico poliziotto potrebbe farglielo vedere. Un’altra giornata è finita. Qualche minuto ancora avanti al telegiornale della notte e se ne va a dormire. Il mattino seguente, al dipartimento di polizia chiede dell’agente Pedro Gonçalves, cui spesso si rivolge per avere notizie da pubblicare.

- Ciao Pedro come stai? Tua moglie? I tuoi figli? Tutti bene? Sono qui perché ancora una volta ho bisogno del tuo aiuto. Sai quel Castro, quel miliardario suicida di cui tanto si è parlato? Per scrivere un articolo su di lui mi sarebbe utile conoscere l’elenco di tutte le cose rinvenute vicino al cadavere. E’ possibile vederlo? -

- Perché no? Non posso assolutamente fartene una copia, però se ti accontenti di guardarlo, di dargli una sbirciatina, a patto che la cosa resti tra noi, non vedo il problema. Aspettami qui, vengo subito. -

Il poliziotto arriva con una cartella.

- Qua dentro c’è tutto quello che si sa e che è stato rilevato. Vediamo. Questo no... quest’altro nemmeno... ecco qua l’elenco completo degli oggetti presenti nella stanza del suicidio. Però fammi la cortesia di dare un’occhiata in fretta! -

Quasi si trovasse al cospetto di una bella donna, Barranco nervoso ed eccitato scorre la lista e tra le cose elencate c’è anche una rivista italiana di attualità, Tutti, di cui ha già altri numeri. Del periodico è stato riportato numero e data di pubblicazione. Non sarà difficile trovarlo.

- Grazie Pedro, ti devo un altro favore. -

- Figurati! - Risponde amichevolmente il poliziotto.

Luis lascia il dipartimento di polizia e corre alla prima edicola. L’edicolante gli dice che quella rivista non viene importata, almeno per quanto lui sappia, però lo informa di una libreria in centro che, su specifica richiesta dei clienti, fa pervenire dall'estero dei giornali che normalmente non sono commercializzati. In libreria gli dicono che di Tutti ne importano una sola copia per El Pueblo, un giornale locale. Ne arrivava anche un’altra, da qualche giorno però è stata sospesa la richiesta. Alla redazione del giornale El Pueblo c’è gente in continuo movimento, telefoni che squillano, computer su tutti i tavoli e un gran chiacchierio di sottofondo. Per Luis muoversi là dentro è facile. E' giornalista, conosce bene quei posti. Con l’occhio navigato del mestierante cerca tra le persone quella più abbordabile. Un tipo sui cinquant’anni, con la pancetta e la calvizie tipica dell’età, a prima vista affabile e pacioso, è la persona giusta.

- Ciao collega, mi chiamo Luis Barranco, sono un giornalista di El Sol. -

- Emanuel Bigas. Lieto di conoscerti. Mi occupo di cronaca sportiva. -

- Devo scrivere un articolo sulle riviste straniere. Voi ne acquistate? -

- Sì, due o tre. Cosa vuoi sapere? -

- Vorrei vederne qualcuna per farmi un’idea di come sono strutturate. Bastano le più recenti, gli ultimi tre, quattro numeri. Puoi aiutarmi? -

- Certamente! Stanno tutte in archivio, nessuno le legge, tanto che non capisco il motivo perché la direzione continui ad importarle. Comunque sono a tua completa disposizione. Seguimi! -

Ordinati per numero di pubblicazione ci sono vari periodici. Tra questi alcuni italiani, uno dei quali è Tutti.

- Senti Bigas, posso guardarli con calma, oppure devo fare in fretta? -

- No, io ti lascio qui e quando hai finito torna da me. -

Barranco trovato il periodico che gli interessa lo sfoglia con lentezza, con calma, osservandone le pagine una ad una e finalmente scorge un articolo riguardante Sonia, figlia dell’industriale Andrea Gallo. E’ stata vista a Waikiki nelle Hawaii, località rinomata per il surf di cui è appassionata praticante, in compagnia di alcuni amici non identificati. L’articolo, pur non contenendo niente di particolare, conferma l’interesse di Castro verso quella famiglia. Luis esce dall’archivio con il periodico. In sala redazione, mescolato ad altri giornalisti, senza dare nell’occhio, cerca una fotocopiatrice. Copia alcune pagine, rientra in archivio, rimette la rivista al suo posto, torna dal collega per ringraziarlo e lascia la redazione. L’ipotesi di essere vicino a uno scoop sta ormai diventando certezza. Una storia che riveli a fondo la vera natura di Alvaro Castro, uomo di spicco nel Paese, non passerà inosservata e certamente non sarà priva di interesse per coloro che ne seguivano i successi economici nonché la sua strabiliante vita sociale. Ormai non ci sono più dubbi che tra Castro e la famiglia Gallo vi siano dei legami, ma fino a dove giungano e quale ne sia l’origine non è di semplice soluzione, se di Castro però si sa poco, su quella famiglia sicuramente si può sapere di più. Le notizie ricavabili in rete confermano esserla di considerevoli disponibilità economiche, al punto che un crack finanziario di proporzioni incredibili, avvenuto alcuni anni prima, non ne ha modificato il tenore di vita miliardario e pur non essendovi niente che riguardi Castro né indizi che lo mettano in relazione con i Gallo, Barranco è convinto che un collegamento debba esserci. Lì, a San Lorenzo, informazioni su fatti accaduti in un Paese straniero diversi anni addietro non sono reperibili, però in Italia dove gli eventi sono avvenuti, potrà trovare altre notizie. In tarda mattinata, Luis è dal direttore del suo giornale. Parlando del caso Castro al quale sta lavorando lo informa delle recenti scoperte, appena fatte. Il direttore lo ascolta con molto interesse.

Alla fine dell’esposizione, Luis chiede: - Che ne pensa capo, se mi recassi in Italia per eseguire indagini più approfondite, per scoprire possibili legami e connessioni finanziarie esistenti tra Castro e la famiglia Gallo? Forse laggiù si troverà il motivo che spinge un uomo all’apice del successo a togliersi la vita. -

Replica il Direttore: - E se le tue ipotesi fossero soltanto congetture e la sua morte non avesse niente a che vedere con i fatti italiani? Capisci bene che non posso mandarti dall'altra parte del mondo senza niente di concreto. -

- E’ giusto capo! Ed è possibile che io abbia solo tanta fantasia, ma un uomo di quell'importanza merita comunque che gli si dedichi del tempo, per capire cosa può averlo portato al suicidio. Se si è miliardari, si sta bene in salute, si gode di grande popolarità e si ha una moglie che sembra finta per quanto è bella, in pratica quando si ha tutto dalla vita, spararsi, secondo lei è normale? -

Il direttore sulle prime è restio a concedergli il permesso per la trasferta italiana, ma dalle giuste argomentazioni che Barranco gli sottopone non può permettersi di negarlo. Il rischio che non si arrivi a nulla c'è, ma deve essere corso. L’insuccesso è parte integrante di ogni lavoro e il loro non fa eccezione. Se un altro giornale muovendosi in questa direzione, arrivasse a rivelare notizie sensazionali e tale eventualità esiste, sarebbe un grave danno per El Sol che non ha afferrato l’opportunità e l’editore sicuramente non ne sarebbe contento.

- E va bene, vai pure in Italia, però dovrai tenermi informato su quello che farai e soprat-tutto se vuoi avere il mio appoggio verso l'editore, mi dovrai portare risultati concreti. Ti posso dare soltanto una settimana. Dopodiché, se non avrai trovato niente di importante su cui lavorare, tornerai subito qui, senza che sia io a dovertelo rammentare. Tieni bene a mente che hai solo una settimana di tempo, non un giorno di più. Cerca di capirmi. Non posso fare altrimenti. OK? -

- Grazie e vedrà che non dovrà pentirsene. Parto domattina. C’è un volo alle 12.30. -

- Vedo che non hai perso tempo. Sei sicuro del fatto tuo. Questo mi rincuora. In segreteria ti assegneranno un fondo spese, ma ancora una volta, ricorda! Una settimana, non un giorno di più. Fai buon viaggio. Ciao. -

El Sol, quotidiano di modeste proporzioni, anche perché il Coreguay, essendo piccolo, non può avere molti lettori né avendo come le grandi testate dei corrispondenti fissi nei Paesi stranieri, si avvale soprattutto di agenzie di stampa e talvolta pubblica articoli di cronisti freelance. Pertanto Barranco, non potendo contare in Italia su contatti precisi, dovrà collaborare con qualche giornalista indipendente per iniziare subito il lavoro, dato il poco tempo che gli è stato concesso. Nel frattempo avverte colleghi e amici che starà via qualche giorno per un servizio. Passa in banca per ritirare del denaro, fa qualche commissione. In quelle poche ore che lo separano dalla partenza, tra i corrispondenti stranieri che hanno lavorato per il suo giornale ne cerca uno che sia italiano. Trova molti nomi di giornalisti, ma sono essenzialmente di cronisti che si occupano o di politica o di finanza, Luis invece ha bisogno di un collega che si muova dappertutto, perché non sa ancora dove indagare. Nota che un servizio dall’Italia, sul mondo della finanza ove si parla di uomini d’affari, porta la medesima firma di un pezzo sul made in Italy, recentemente pubblicato da El Sol nel Coreguay. Un giornalista versatile che si occupa di vari argomenti è esattamente quello di cui Luis ha bisogno e fortuna vuole che sia anche fotografo, anzi fotografa, perché si tratta di una donna, Claudia Angelillo, di Roma. Barranco vuole conoscere qualcosa di questa giornalista. In rete inizia a cercare notizie che la riguardano. Trova diversi articoli da lei pubblicati su vari giornali e tra questi ve n'è uno che diffusamente parla della morte di Andrea Gallo. Luis è raggiante. Claudia Angelillo sembra essere la professionista poliedrica di cui ha bisogno e in più già conosce la materia, come il suo articolo dimostra. In segreteria chiede come entrare in contatto con la giornalista. Di lei hanno indirizzo postale, e-mail e persino il numero del cellulare. A san Lorenzo sono le cinque pomeridiane, a Roma le nove. E’ un’ora buona per telefonare e Barranco non perde tempo. Appena qualche squillo e Barranco avvia la comunicazione.

- Buonasera signora Angelillo, la prego di scusarmi se la disturbo. Sono un giornalista di El Sol, per il quale lei ha firmato alcuni servizi. Non ho il piacere di conoscerla, il mio nome è Luis Barranco. Le sto telefonando da San Lorenzo. -

- Buonasera. Mi perdoni ma non riesco a sentirla. Intorno a me c’è tanto chiasso. Sono alla festa di compleanno di un mio collega. Attenda qualche istante. Cerco un posto tranquillo per parlare. Fatto! Dica pure, l’ascolto. -

- Signora, voglia scusarmi per il disturbo, ma ho urgente bisogno di vederla. Domani sera sarò a Roma per lavoro e non mi fermerò molto. Al giornale è stato deciso tutto oggi ed è questo il motivo per cui la sto chiamando adesso, perché lei potrebbe avere degli impegni che non permetterebbero il nostro incontro. Ho assoluta necessità di collaborare con un collega italiano per un’indagine che sto portando avanti e ho pensato di rivolgermi a lei. Sarei felicissimo se potesse aiutarmi. Mi auguro soltanto di trovarla a Roma. -

- Sì, Sono a Roma, potrei sapere però di cosa si tratta, prima di darle una risposta? -

- L’argomento sono certo sarà di suo interesse avendo trovato in rete alcuni suoi articoli sull'oggetto della mia ricerca, ma ora sarebbe troppo lungo darle una spiegazione esauriente. Mi limiterò solamente a farle un nome: Andrea Gallo. E comunque se, dopo averle spiegato tutto quanto, non dovesse trovare il lavoro di suo gradimento, potrà sempre dire no. -

- D’accordo. Penso che non conosca troppo Roma, pertanto verrò a prenderla all’aeroporto. Quando arriverà? -

- Alle 20.30 ora italiana, a Fiumicino. -

- Bene! Sarò là ad attenderla. Indosserò un impermeabile nero. Da giorni sta facendo brutto tempo. A domani sera. -

- Arrivederci signora. -

La festa di compleanno si è protratta sino all'alba. E’ pomeriggio inoltrato quando Claudia si sveglia. La camera da letto è ancora immersa nel buio. Una sottile formicolante lama di luce, filtrando dalle imposte socchiuse, le ferisce gli occhi ancora assonnati. E’ un giorno come gli altri, ma appena sollevato il capo dal cuscino, si rende conto di non stare molto bene. Ha la testa pesante, lo stomaco sottosopra, è sudaticcia. La sera prima si è intrattenuta con amici sino a tarda notte, ha bevuto troppo e al rientro a casa si è buttata sul letto quasi stordita. Si alza, le gambe vacillanti, ha un crescente senso di nausea. Per riprendere il giusto tono non le servono aspirine, tazze di caffè forte né altri rimedi casalinghi, ha bisogno solamente di un goccio di alcol. In salotto c’è del whisky. L’alcol fa il suo effetto, infondendo un ritrovato benessere. Un dolce calore le ridona la forza di muoversi, di articolare le braccia, le gambe e le toglie la pesantezza alla testa. Non è una bevitrice assidua, beve ogni tanto, qualche volta però forse troppo. E’ la sua personale maniera di esorcizzare le frustrazioni, di superare momenti di malinconia, calandosi in un mondo parallelo a quello vissuto ove non sono presenti doveri e necessità. Napoletana di nascita, ha trentasette anni, alta, mora, viso interessante, fisico snello, gambe ben tornite, seno florido. E’ una bella donna italiana, dal fascino mediterraneo. Molto giovane è stata sposata, ma dopo un anno di matrimonio, senza figli, si è separata. Oggi, felice della sua condizione di donna libera e affrancata dai doveri coniugali, vive in piena libertà, soddisfatta della sua carriera. Ama molto gli uomini, in particolare stranieri. Sostiene che questi abbiano un senso più pratico del sesso disgiunto dall’amore che spesso costituisce un impedimento alla sua voglia esagerata di libertà, però è d’indole fedele. Vive a Roma, città eletta a sua residenza, perché le piacciono gli abitanti, il clima, il cibo e l’arte che si respira ovunque. Le opere di Michelangelo, Bramante, Bernini e di altri grandi artisti rappresentano il suo habitat edonistico ed intellettuale. Roma, città bellissima di giorno e di notte, diventa splendida quando si sta bene in salute, si ha poco da fare e denaro da spendere. Claudia è in buona salute, benestante e tempo libero non le manca perché ormai lavora meno assiduamente di prima, avendo già guadagnato abbastanza con la sua attività che con successo da diversi anni svolge. Al riparo dalle contingenze quotidiane, conduce una vita serena. Abita in Via dei Prefetti, in un appartamento al terzo piano di un vecchio palazzo settecentesco, con l’androne mal conservato e macchiato di umidità, ma il vasto spazio vestibolare e la scala denotano antico lusso. Oggi in quel palazzo fané vive gente modesta, non danarosa, pertanto la casa resta con le pareti scrostate, la ringhiera in ferro battuto quasi completamente sverniciata, i gradini delle scale consumati dagli anni e dal passaggio della gente, però il palazzo a Claudia piace proprio così, per la sua vissuta vetustà, convinta che qualsiasi maquillage sia destinato a breve vita, mentre stile e creatività sono i reali elementi imperituri della vera bellezza. Il suo appartamento è bello, ben arredato, curato, molto in ordine. E’ lì che lei lavora. Scrive su importanti giornali stranieri. Eclettica nella vita e nel lavoro, determinata, sagace, è accreditata presso le migliori agenzie giornalistiche. Introdotta nei più esclusivi salotti politici, è molto richiesta per condurre indagini grazie anche a valide entrature nella polizia. I suoi servizi spaziano dalle guerre all’economia né tralascia reportage di moda o di cinema. Si butta su ogni cosa che ritenga possa destare la curiosità della gente, ma ciò cui principalmente rivolge il suo interesse è l’economia politica, lo studio di situazioni ove elementi di malcostume politico si intrecciano a fatti di finanza.


 

                                                                                             


 

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