Il diario di un genio | Salvador Dalì
- Belisario Righi
- 16 feb 2022
- Tempo di lettura: 11 min
Aggiornamento: 16 mag
DI BELISARIO RIGHI

RECENSIONE
Immaginiamo di aprire una porta su un mondo dove il tempo si piega, gli oggetti fluttuano nell’aria e la logica è solo un ricordo sbiadito. Ci troviamo davanti a un diario, ma non un qualsiasi diario, è il diario di Salvador Dalì, genio inarrivabile che ha saputo trasformare l’impossibile in realtà e l’inaccettabile in arte.
Diario di un genio è una raccolta di pensieri, un viaggio attraverso la mente di un uomo che ha sfidato le convenzioni, sorpassando le frontiere del surreale, redatto in frasi enigmatiche e immagini vivide che trasmettono l’idea che tutto può diventare possibile.
Ogni pagina svela un nuovo strato della sua psiche.
E noi, che vaghiamo attraverso queste pagine, pronti ad entrare nel suo universo, non capiamo se ci troviamo in un campo di girasoli danzanti mentre la luna si riflette su un mare di sabbia, oppure stiamo osservando un elefante ultraleggero, che cammina su gambe allungate come steli d’erba o degli orologi che si sciolgono sotto il sole cocente come una forma di formaggio Camembert. Questo è il potere delle parole di Dalì, il potere di evocare visioni che sembrano impossibili, e le sue parole, le sue descrizioni di sogni, di incubi, di amori perduti, ci avvolgono in una spirale di emozioni che ci catapultano in una landa dove il reale e l’irrazionale si fondono.
Il diario è un catalogo delle meraviglie ideate dall'Artista e al contempo uno spaccato delle sue riflessioni sulla vita e sull’arte.
Dalì scrive: L’arte deve essere un messaggio, un urlo silenzioso che attraversa il cuore dell’umanità. L'arte è intesa come comunicazione, un tramite per svelare ciò che la gente comune mai oserebbe immaginare, una chiave per aprire porte che altrimenti rimarrebbero serrate.
Nell'universo daliniano le regole canoniche sono bandite; non esistono stelle fisse. La realtà è malleabile, è cera tra le mani. In un momento di estasi creativa annota: Sopra il piano della ragione, volo come un uccello. Le sue riflessioni sull'identità, la memoria e la percezione della realtà sono affascinanti, complesse e non teme di affrontare l’oscurità, di penetrare nei recessi più cupi della mente umana.
Nel suo diario, la follia si mescola alla lucidità, il dolore si intreccia alla gioia, creando un mosaico di esperienze che vibrano di vita in una dimensione onirica. Emblematica è la definizione che l'Artista dà di se stesso: L'unica differenza tra me e un pazzo è che io non sono pazzo.
I suoi sogni sono scenari complessi, pieni di simbolismi, ogni sogno è un frammento di realtà, scrive, e nel sonno si riflettono le nostre paure, i nostri desideri, le nostre aspirazioni. La sua prosa è talmente suggestiva da far non distinzione tra sogno e realtà. Ogni frase è una macchia di colore sulla tela della nostra immaginazione che scorre, attraverso le sue descrizioni, nei labirinti della mente, dove il confine tra follia e genialità diventa sottile.
Dalì ama e protegge questa ambiguità con una leggerezza sorprendente e rivendica la sua condizione di folle, scrivendo: Io sono un paranoico critico.
Dalì non è soltanto un pittore, è un architetto di illusioni, un mistico dell'immagine, uno scultore dell'impossibile. La sua scrittura è una danza di parole, un abbraccio profondo alle vertigini del pensiero. Nel diario, egli si svela in tutta la sua vulnerabilità e potenza, al contempo. Attraverso il suo sguardo unico, il lettore viene trasportato in una dimensione parallela, dove tutto è possibile e nulla è ciò che sembra. La sua forza risiede nella capacità di comunicare esperienze di lucida follia. Ogni parola, ogni frase è un riflesso della complessità dell'animo umano. Dalì esplora il confine labile tra il reale e l’irreale, tra l'astratto e il concreto, tra l'invisibile e il visibile. Uno dei temi ricorrenti nel suo diario è l'idea del tempo.
Il tempo per Dalì non è lineare. E' un concetto fluido, elastico, capace di distorcersi e piegarsi come l'orologio molle dipinto nel famoso quadro La persistenza della memoria. Dalì utilizza il tempo come strumento di analisi, un modo per mettere in discussione la percezione, scrivendo: Il tempo è una sorta di gelatina, qualcosa che possiamo modellare a nostro piacimento. Ciò che conta è come scegliamo di alimentarlo, di consumarlo.
Ma la genialità di Salvador Dalì non può essere racchiusa in un'unica etichetta. È un caleidoscopio di emozioni, idee e immagini che troviamo nel suo diario, dalle cui pagine emerge che la vera essenza dell'essere umano è quella di osare, di approfondire, di cercare l'inafferrabile.
Diario di un genio è un incontro con l'ineffabile, una esortazione a guardare oltre il velo della normalità e abbracciare il mistero dell’esistenza, la bellezza e la fragilità della vita in modo talmente potente che, dopo averlo letto, è impossibile tornare indietro alla banalità quotidiana. Questo significa essere un genio.
NOTE BIOBIBLIOGRAFICHE
Salvador Dalì è stato un pittore, scultore, scrittore, fotografo, cineasta, designer, sceneggiatore. E' celebre principalmente per le immagini suggestive e bizzarre delle sue opere. Il suo peculiare tocco fu attribuito all'influenza che ebbero su di lui i maestri del Rinascimento.
Il suo talento artistico trovò espressione in svariati ambiti, tra cui il cinema, la scultura e la fotografia, portandolo a collaborare con artisti di ogni settore, naturalmente oltre alla pittura, il suo principale mezzo di espressione, con cui si approcciò a diverse correnti stilistiche, quali il Dadaismo, il Simbolismo, il Surrealismo di cui divenne uno dei più importanti esponenti.
Dotato di grande immaginazione, con i suoi atteggiamenti stravaganti, spesse volte irritanti, ottenne grande attenzione delle sue opere. Fu essenzialmente un artista, ma dotato di un forte senso della spettacolarità, tanto da trasformare la sua stessa vita in spettacolo, con il suo abbigliamento, le sue frasi provocatorie.
Salvador Dalí nacque a Figueres, in Catalogna, l'11 maggio del 1904 in una benestante famiglia borghese. Il padre, Salvador Rafael Aniceto Dalí y Cusi, fu un avvocato e notaio molto severo riguardo all'educazione del figlio mentre la madre Felipa Domènech y Ferrés lo incoraggiò nelle sue stravaganti aspirazioni artistiche.
Dalì ebbe un fratello, di nome anch'egli Salvador, morto di meningite all'età di cinque anni, la cui scomparsa gli segnò profondamente l'animo e una sorella, Ana María che nel 1949 pubblicò un libro sul fratello, Dalí visto da sua sorella.
Frequentò una scuola d'arte. Nel 1919 durante una vacanza a Cadaqués, grazie alla vicinanza di Ramon Pichot, un artista locale, scoprì la pittura moderna. L'anno seguente il padre di Dalí organizzò nella residenza di famiglia una mostra dei suoi disegni a carboncino e lo stesso anno, il 1919, tenne la sua prima esposizione al Teatro Municipale di Figueres.
Nel febbraio del 1921 la madre morì di tumore. Dalí che aveva soltanto sedici anni ne rimase profondamente toccato, definendo, in seguito, la morte della mamma come la più grande disgrazia che gli fosse capitata.
Nel 1922 Dalí andò a vivere nella Residencia de Estudiantes di Madrid e studiò alla Accademia di belle arti Academia de San Fernando. Dalí, già all'epoca attirò gli sguardi su di sé per il abbigliamento ricercato da dandy, i capelli lunghi e lunghe basette. Si fece crescere vistosi baffi, ispirati a quelli del grande maestro del Seicento spagnolo Diego Velázquez, che finirono per diventare un tratto inconfondibile e caratteristico del suo aspetto per il resto della vita. ma erano i suoi dipinti, nei quali si accostava al Cubismo, a guadagnargli l'attenzione dei suoi compagni di corso.
Nel 1923 Dalì fu accusato d'avere organizzato una protesta all' Academia de San Fernando, finita con l'intervento della polizia. In seguito fu espulso per un anno e nel 1924 fu arrestato, episodio che lo portò a dipingere Il bambino malato.
Nel 1924 l'ancora sconosciuto Salvador Dalí realizzò per la prima volta illustrazioni per un libro, l'edizione in catalano del poema Les bruixes de Llers del suo amico e compagno di studi Carles Fages de Climent.
Si accostò anche al movimento dadaista, che lo influenzò per tutta la sua vita. Alla Residencia diventò intimo amico di Luis Buñuel e di Federico García Lorca. L'amicizia con García Lorca era un autentico trasporto amoroso reciproco, anche se Dalí respinse vigorosamente gli approcci erotici del poeta.
Nel 1926 Dalí fu espulso dall'Academia poco prima di sostenere gli esami finali, poiché aveva affermato che nessuno nell'istituto era abbastanza competente da esaminare uno come lui. La sua maestria nella pittura era già evidente dal notevole realismo del Cesto di pane, dipinto in quello stesso anno. Sempre in quell'anno visitò per la prima volta Parigi, dove incontrò Pablo Picasso, che ammirava profondamente. Picasso aveva già sentito parlare molto bene di Dalí da Joan Miró. Negli anni successivi, mentre sviluppava un proprio stile, Dalí realizzò diverse opere fortemente influenzate dall'arte di Picasso e di Miró.
Egli assorbì influssi da moltissimi stili, dalla pittura classica all'avanguardia più estrema. Tra le influenze in stile classico artisti come: Raffaello, Bronzino, Francisco de Zurbarán, Vermeer e Velázquez. Dalì si serviva sia di tecniche classiche che moderne, impiegandole in opere singole e talvolta usandole tutte nello stesso dipinto. A Barcellona le esposizioni delle sue opere attrassero attenzioni discordanti. I critici si divisero tra entusiasti e perplessi.
Il 1929 fu l'anno più importante e determinante per la vita personale e professione di Dalì.
Nel 1929 collaborò con il regista surrealista Luis Buñuel alla realizzazione del cortometraggio, diventato un famosissimo cult movie, Un chien andalou. Il suo contributo principale consistette nell'aiutare Buñuel a scrivere la sceneggiatura, e fu sua l'idea del taglio tagliare all'occhio con un rasoio.
In quell'anno Dalí realizzò le sue mostre più importanti, e si unì ufficialmente al gruppo dei surrealisti di Montparnasse. Erano già due anni che il suo lavoro ne era pesantemente influenzato: i surrealisti apprezzavano molto quello che Dalí definì il suo metodo paranoico-critico per esplorare il subconscio e raggiungere un maggior livello di creatività.
Nell'agosto di quello stesso anno incontrò la sua musa, fonte di ispirazione peer tutta la vita e futura moglie Gala, allora moglie del poeta surrealista Paul Éluard. La relazione, apertamente disapprovata dal padre, provocò la definitiva rottura con il figlio, quando dopo l'esposizione a Parigi di un suo disegno del Sacro Cuore di Gesù Cristo insieme a una scritta provocatoria, il padre lo disereditò. In risposta l'Artista mise in mano al padre un preservativo contenente il suo sperma dicendogli: - Tieni. Ora non ti devo più nulla! -
L'estate successiva, Dalí e Gala affittarono un piccolo capanno di pescatori in una baia nei pressi di Port Lligat. In seguito lo acquistò, e nel corso degli anni lo fece ingrandire trasformandolo poco a poco nella sua adorata villa sul mare.
Nel 1931 Dalí dipinse una delle sue opere più famose, La persistenza della memoria. È la surrealistica immagine simbolica degli orologi, flosci e sul punto di liquefarsi: gli orologi che si sciolgono rappresentano la memoria, che invecchiando negli anni perde forza e resistenza. Tale idea è sostenuta anche da altre immagini, come l'ampio paesaggio dai confini indefiniti e un altro orologio, raffigurato mentre è divorato dagli insetti.
Dalí e Gala, dopo aver convissuto a partire dal 1929, si sposarono nel 1934 con una cerimonia civile. Nel 1958 si risposarono con rito cattolico. Il matrimonio fu romantico ma aperto e raramente fu sessuale. Gala ebbe infatti diversi amanti e Dalí aveva dei problemi psicologici nei confronti dell'atto sessuale fin da giovane, dopo aver letto un opuscolo riguardante le malattie veneree, tendendo ora all'asessualità e alla sessualità sublimata, ora preferendo autoerotismo e il voyeurismo.
Nel 1934 Dalí fu presentato negli Stati Uniti dal mercante d'arte Julian Levy. La sua esposizione di New York, che includeva La persistenza della memoria, creò subito scalpore e interesse. L'alta società lo accolse organizzando diversi ricevimenti. Insieme a Gala partecipò anche a una festa mascherata a New York, organizzata per loro dall'ereditiera Caresse Crosby. Come costume scelsero di vestirsi come il figlioletto di Charles Lindbergh e il suo rapitore. La reazione scandalizzata della stampa fu tale che Dalí dovette scusarsi. Quando tornò a Parigi i surrealisti lo rimproverarono d'essersi scusato di un gesto surrealista.
Nel 1936 Dalí partecipò all'Esposizione internazionale surrealista di Londra. Tenne la sua conferenza, intitolata Fantômes paranoïaques authentiques, abbigliato con tuta e casco da palombaro, una stecca da biliardo in mano e due levrieri russi al guinzaglio.
In quel periodo il principale mecenate di Dalí è il ricchissimo Edward James, che lo aiuta ad emergere nel mondo dell'arte acquistando molte sue opere e supportandolo finanziariamente per due anni. I due diventano buoni amici e il ritratto di James viene anche inserito da Dalí nel dipinto Cigni che riflettono elefanti. Artista e mecenate collaborano anche nella realizzazione di due delle più celebri icone del movimento surrealista: il Telefono aragosta e il Divano a forma di labbra di Mae West.
Nel 1939 Breton, che gli rimproverava il mancato impegno politico e un'accusa di criptofascismo, conia per il pittore spagnolo il denigratorio soprannome di Avida Dollars, anagramma di Salvador Dalí che può essere tradotto come bramoso di dollari, un modo per dileggiare la crescente commercializzazione delle opere di Dalí.
In Europa scoppia la seconda guerra mondiale e così i Dalí si trasferiscono negli Stati Uniti, dove vivono per otto anni.
Dopo il trasferimento Dalí si riavvicina alla pratica del Cattolicesimo.
Nel 1942 pubblica la propria autobiografia, La vita segreta di Salvador Dalí.
Nel 1944 pubblica anche il romanzo Hidden Faces, la cui protagonista, Solange de Cléda, ispirata a Marie-Laure de Noailles, è posta a emblema del Cledalismo, una perversione di erotismo sublimato e non consumato che completerebbe una trilogia con sadismo e masochismo.
Un frate italiano, Gabriele Maria Berardi, sostenne di aver praticato un esorcismo su Dalí nel 1947, ossessionato dalla religione e dal morire senza cielo.
A partire dal 1951 Dalí tornò a vivere nella sua amata Catalogna.
Nel 1954, ospite della città di Roma con un ricevimento al Palazzo Pallavicini Rospigliosi pronuncia un discorso in latino con cui inaugura così una sua mostra con illustrazione della Divina Commedia.
Nel 1959 André Breton organizza una mostra chiamata Omaggio al surrealismo, fatta per celebrare il quarantesimo anniversario del movimento, che comprende opere di Dalí, Joan Miró, Enrique Tábara e Eugenio Granell. L'anno seguente però, Breton si batté con forza contro l'inserimento della Madonna Sistina di Dalí nell'Esposizione internazionale surrealista di New York.
In questa parte della sua carriera Dalí sperimenta nuove tecniche artistiche e di comunicazione mediatica. Molte delle sue opere comprendono illusioni ottiche. Nei suoi ultimi anni, giovani artisti come Andy Warhol definiscono Dalí una delle più importanti influenze sulla Pop art. Dalí si interessa molto anche di scienze naturali e di matematica. Quest'interesse si vede in diversi dei suoi dipinti, specialmente quelli degli anni cinquanta, in cui dipinge i propri soggetti come se fossero composti da corni di rinoceronte. Secondo Dalí il corno di rinoceronte rappresenta la geometria divina perché cresce secondo una spirale logaritmica. Lega il tema del rinoceronte anche a quello della castità e della Vergine Maria. Dalí è affascinato anche dal DNA e dall'ipercubo, un cubo a quattro dimensioni. Uno sviluppo dell'ipercubo è ben visibile nel dipinto Crocefissione - Corpus Hypercubus - del 1954.
Il periodo successivo alla seconda guerra mondiale si caratterizza per il suo virtuosismo tecnico, l'interesse per le illusioni ottiche, la scienza e la religione. Rimane profondamente impressionato da quanto successo ad Hiroshima e dalla nascita dell'era atomica. Dalí definisce questo periodo come quello del misticismo nucleare. In dipinti come La Madonna di Port-Lligat del 1949 e Corpus Hypercubus Dalí cerca di sintetizzare l'iconografia cristiana con immagini di disintegrazione materiale ispirate dalla fisica nucleare.
Incontrò più volte papa Pio XII e papa Giovanni XXIII; dopo la proclamazione del dogma dell'assunzione di Maria da parte di papa Pacelli 1950 e l'incontro privato col pontefice nel 1954 (a cui donò la prima versione della Madonna di Port-Lligat), dipinse i due quadri Assunta antiprotonica e Assunta Canaveral (1956); i bizzarri nomi dei quadri fanno riferimento al luogo dove gli Stati Uniti effettuavano i lanci di missili di prova dal 1949, Cape Canaveral e a un eccentrico scambio di battute avvenuto tra Dalí e il papa: dopo aver chiesto precisazioni a Pio XII sulle dinamiche dell'assunzione, il pittore concluse che trattavasi del prodotto di un'esplosione guidata dallo spirito, con protoni e antiprotoni annichilitisi a vicenda, generando una potentissima scarica di energia.
Nel 1960 celebrò il Concilio Vaticano II e papa Roncalli con Madonna Sistina (Orecchio di papa Giovanni).
Nel 1960 Dalí inizia a lavorare al Teatro-Museo Dalí nella sua cittadina natale di Figueres; si tratta del suo progetto più grande e richiede la maggior parte delle sue energie fino al 1974. Continuò poi a fare altre occasionali aggiunte fino alla metà degli anni ottanta.
Nel periodo del Misticismo nucleare si inseriscono anche lavori notevoli come La stazione di Perpignan del 1965 e Il torero allucinogeno del 1968.
Nel 1969 venne pubblicata a New York un'edizione del celebre romanzo di Lewis Carroll Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie, con illustrazioni di Dalí.
Nel 1980 Dalí si ammalò gravemente di nervi. Si dice che da tempo soffrisse del morbo di Parkinson, la sua mano destra tremava.
Nel 1982 re Juan Carlos I di Spagna concedette a Dalí il titolo di Marchese di Púbol, che più tardi il pittore ringraziò con un disegno quando il re gli fece visita sul letto di morte.
La moglie Gala morì il 10 giugno 1982. Dopo la sua morte, Dalì perse la voglia di vivere. Si trasferì da Figueres al Castello di Púbol, che aveva comprato per Gala e dove lei era morta.
Nel 1984, in circostanze non del tutto chiare, scoppiò un incendio nella sua camera da letto. Forse si trattava di un tentativo di suicidio o forse semplicemente una negligenza del personal. In ogni caso Dalí fu salvato e tornò a Figueres, dove un gruppo di suoi amici, protettori e colleghi artisti ritenevano fosse meglio trascorrere i suoi ultimi anni, nel suo Teatro-museo.
Nel novembre 1988 Dalí fu ricoverato in ospedale per un attacco di cuore e il 5 dicembre ricevette la visita di re Juan Carlos che rivelò di essere sempre stato un suo grande ammiratore.
Il 23 gennaio 1989, mentre ascoltava il suo dramma musicale preferito, Tristano e Isotta di Wagner, morì per un altro attacco di cuore. Aveva 84 anni.
Fu sepolto all'interno del suo Teatro-Museo di Figueres, a tre isolati dalla casa in cui era nato.
Fonti:
Wikipedia;
Artonweb
Artprice
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