Amare la vita
- Belisario Righi
- 3 apr 2021
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 11 mar
DI BELISARIO RIGHI
POESIA DI NAZIM HIKMET
AMARE LA VITA
Così devi amare la vita e questo globo terrestre da sentirti triste se solo ti passa per la mente che un giorno tra un miliardo tra 100 miliardi di anni forse si spegnerà e impallidendo continuerà a volare cieco come una noce vuota.
Ritratto di Nazim Hikmet
Nazim Hikmet, poeta turco, nasce a Salonicco il 20 novembre del 1902. Il padre è un funzionario di Stato, la madre una pittrice. Compie i primi studi ad Istambul, poi si iscrive all’Accademia della Marina militare, che è costretto a lasciare per problemi di salute. La sua salute cagionevole, condizionerà tutta la sua esistenza. Il nonno paterno, pascià e governatore di varie province, scrittore e poeta in lingua ottomana, gli inoculerà la passione per la poesia. Iscritto al partito comunista, nel 1922 condannato per marxismo, sceglie l’esilio volontario in Russia, dove si iscrive all’Università dei lavoratori d’Oriente e studia alla facoltà di sociologia. Viene in contatto con i grandi poeti e scrittori russi e conosce uno dei suoi maestri: il poeta Majakowsky. In Russia si sposa, ma il matrimonio viene annullato a seguito del suo ritorno in Turchia nel 1928, grazie all’amnistia generale. Intanto il partito comunista è stato dichiarato illegale e Hikmet viene arrestato e dovrà trascorrere cinque anni in carcere. In prigionia scrive moltissime poesie, diversi poemi e lavora alla stesura di romanzi e testi teatrali, collaborando anche con alcuni giornali in qualità di giornalista e correttore di bozze. Per mantenere la sua famiglia si adatta a qualsiasi tipo di lavoro. Nel 1938 Hikmet accusato di aver incitato, attraverso i suoi scritti, la marina turca alla rivolta, viene nuovamente incarcerato e condannato a ventotto anni di reclusione, vi rimane per quattordici lunghi anni, durante i quali scrive le sue poesie più significative. I suoi libri vengono tradotti in tutto il mondo e la sua fama di poeta diventa universale. Una commissione internazionale di cui fanno parte anche Jean-Paul Sartre, Pablo Neruda, Paul Robeson, Pablo Picasso, Tristan Tzara chiede la sua scarcerazione, Grazie alla quale, è scarcerato nel 1949, ma poiché subisce ben due tentativi di assassinio, è costretto a rifugiarsi a Mosca. La Turchia lo priva della cittadinanza, ma la Polonia lo farà suo cittadino. E’ stato sposato quattro volte. Diversi i riconoscimenti internazionali, tra i quali il Nobel per la pace nel 1950. Muore il 3 giugno del 1963 a seguito di una crisi cardiaca. Nel 2002, nel centenario della sua nascita, il governo turco, gli restituirà la cittadinanza toltagli nel 1951. La sua biografia più toccante e significativa è quella scritta da lui stesso nella poesia, intitolata Autobiografia 1962.
AUTOBIOGRAFIA 1962
Sono nato nel 1902 non sono più tornato nella città natale non amo i ritorni indietro quando avevo tre anni abitavo Alep con mio nonno pascià a 19 anni studiavo a Mosca all’università comunista a 49 ero a Mosca di nuovo ospite del comitato centrale del partito comunista e dall’età di 14 anni faccio il poeta alcuni conoscono bene le varie specie delle piante altri quelle dei pesci io conosco le separazioni alcuni enumerano a memoria i nomi delle stelle io delle nostalgie ho dormito in prigioni e anche in alberghi di lusso ho sofferto la fame compreso lo sciopero della fame e non c’è quasi pietanza che non abbia assaggiata quando avevo trent’anni hanno chiesto la mia impiccagione a 48 mi hanno proposto per la medaglia della Pace e me l’hanno data a 36 ho traversato in sei mesi i quattro metri quadrati di cemento della segregazione cellulare a 59 sono volato da Praga all’Avana in diciotto ore ero di guardia davanti alla bara di Lenin nel ’24 e il mausoleo che visito sono i suoi libri hanno provato a strapparmi dal mio Partito e non ci sono riusciti e non sono rimasto schiacciato sotto gl’idoli crollati nel 51 con un giovane compagno ho camminato verso la morte nel 52 col cuore spaccato ho atteso la morte per quattro mesi sdraiato sul dorso sono stato pazzamente geloso delle donne ch’ho amato non ho invidiato nemmeno Charlot ho ingannato le mie donne non ho sparlato degli amici dietro le loro spalle ho bevuto ma non sono stato un bevitore ho sempre guadagnato il mio pane col sudore della mia fronte che felicità mi sono vergognato per gli altri e ho mentito ho mentito per non far pena agli altri ma ho anche mentito senza nessun motivo ho viaggiato in treno in aeroplano in macchina i più non possono farlo sono stato all’Opera i più non ci vanno non sanno nemmeno che cosa sia e dal ’21 non sono entrato in certi luoghi frequentati dai più la moschea la sinagoga la chiesa il tempio i maghi le fattucchiere ma mi è capitato di far leggere la mia sorte nei fondi di caffè le mie poesie sono pubblicate in trenta o quaranta lingue ma nella mia Turchia nella mia lingua turca sono proibite il cancro non l’ho ancora avuto non è necessario che l’abbia non sarò primo ministro d’altronde non ne ho voglia anche non ho fatto la guerra non sono sceso nei ricoveri nel mezzo della notte non ho camminato per le vie sotto gli aerei in picchiata ma verso i sessant’anni mi sono innamorato in una parola compagni anche se oggi a Berlino sono sul punto di crepare di tristezza posso dire di aver vissuto da uomo e quanto vivrò ancora e quanto vedrò ancora chi sa.
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