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Il mito di Apollo e Dafne

Aggiornamento: 19 mag

DI BELISARIO RIGHI


Apollo tenta di ghermire Dafne, ma inutilmente perché lei, per intercessione dei suoi genitori, Peneo e Gea, si trasforma in un albero di lauro.
Apollo e Dafne - Scultura di Gian Lorenzo Bernini - 1622-1625.

La leggenda è narrata da Apuleio nelle Metamorfosi, un racconto intriso di passione, orgoglio e trasformazione. La storia di un amore impossibile.

Apollo con l’arco aveva ucciso Pitone, il mostro per metà drago e per metà serpente custode dell'Oracolo di Delfi e, orgoglioso della sua impresa, andò a vantarsene con Cupido, deridendolo, perché lui non aveva compiuto alcuna impresa degna di nota.

Ma l'orgoglio di Apollo non passò inosservato agli occhi di Cupido, che, risentito profondamente per le parole sprezzanti del dio del sole, si offese e decise di vendicarsi. Il dio dell’amore nella sua faretra teneva due tipi di frecce. Alcune d’oro che facevano innamorare, altre di piombo, spuntate, che inducevano a respingere le profferte d’amore, così con un freccia d’oro colpì Apollo che cadde immediatamente innamorato, mentre una di piombo la scagliò contro la ninfa Dafne, figlia del fiume Peneo e della madre terra Gea.

Dafne era nota per la sua bellezza e la sua libertà. Appartenendo al mondo naturale, amava la vita selvaggia e sfuggente. Quando Apollo la cercò, la ninfa, intimorita dalla potenza dell’amore che le veniva offerto, fuggì nel profondo dei boschi, cercando rifugio tra gli alberi e i ruscelli, lontana dall’influenza di quel dio irresistibile.

Apollo, follemente innamorato, cercò disperatamente di convincere Dafne ad amarlo, ma lei, che non voleva il suo amore, fuggiva continuamente da lui, rifugiandosi nei boschi.

Apollo, incapace di contenere il suo amore, inseguì Dafne con fervore, ma ogni tentativo di avvicinarsi a lei si rivelava vano.

Dafne sembrava volare tra le fronde degli alberi, rapida come il vento, gridando, lungo il suo cammino, parole che esprimevano apertamente il suo rifiuto, mentre Apollo, follemente innamorato, implorava, promettendo di proteggerla e onorarla.

Un giorno però Apollo riuscì a raggiungerla e ad afferrarla, ma lei, inorridita da cotanto impeto, chiese aiuto alla madre e al padre. La supplica fu prontamente accolta e la Naiade sentì il suo corpo ergersi verso il cielo e trasformarsi in un albero, mentre i suoi piedi affondavano nel terremo come radici, le braccia le si allungavano divenendo rami e le sue chiome assumevano l'aspetto di fronde che ornavano il suo delicato corpo.

Apollo, al posto di Dafne, si trovò a ghermire un leggiadro albero di lauro e il dolore dell’amore perduto si trasformò in un profondo senso di venerazione per la ninfa, tanto che da quello stesso giorno Apollo decise che l’alloro sarebbe stata la pianta sacra al suo culto e simbolo di gloria, da apporsi a mo’ di corona sul capo dei valorosi, per celebrare il sacrificio e la grandezza.

In greco dafne significa lauro, un segno indelebile del legame tra amore e trasformazione, tra desiderio e rinuncia.



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