Il mito di Narciso
- Belisario Righi
- 29 apr 2021
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 11 mar
DI BELISARIO RIGHI
Eco e Narciso - Dipinto di John William Waterhouse - 1903
Narciso, dal greco Nárkissos è un personaggio appartenente alla mitologia greca, famoso per la sua bellezza, nato dalla ninfa Liriope e dal dio fluviale Cefiso, o secondo alcune fonti da Selene e da Endimione.
Del mito esiste una versione greca ed una latina.
Nella versione ellenica il superbo e insensibile Narciso viene punito dagli dei per aver respinto tutti i suoi pretendenti di sesso maschile, perfino il Dio Eros.
Molti erano gli uomini, di ogni età, che si innamoravano di Narciso, ma tutti desistevano dalle profferte amorose perché lui costantemente li respingeva, sino a quando Aminia, un giovane ragazzo, nonostante i rifiuti, tentava incessantemente di concu-pirlo.
Narciso, adirato, gli regalò una spada, dicendogli che con quell’arma si sarebbe dovuto uccidere, perché fosse lasciato finalmente in pace.
Aminia, sconsolato, compì il tragico gesto, ma prima di trafiggersi pregò gli Dei che lo vendicassero. Gli Dei accolsero la supplica e la vendetta si compì quando Narciso, contemplando in uno specchio d’acqua il suo viso, restò incantato dalla propria immagine riflessa, e s’innamorò follemente di se stesso.
Resosi conto di non poter avere tale amore si trafisse con la stessa spada con cui si era ucciso Aminia.
Dalla terra, irrorata con il suo sangue nacque un fiore che prese il suo nome, Narciso.
Nella versione latina, raccontata da Ovidio, quando Narciso arrivò all’età di sedici anni era un ragazzo di una bellezza incredibile e tutti uomini e donne s’innamoravano di lui, ma erano immancabilmente respinti.
Un giorno, mentre era a caccia di cervi, la ninfa Eco lo seguì furtivamente nel bosco, desiderosa di parlargli ma non ne fu capace, perché era costretta a ripetere sempre le ultime parole di ciò che le veniva detto.
Giunone l’aveva punita in questa maniera perché Eco l’aveva distratta con lunghi racconti, lasciando libero spazio a Giove il quale, senza che Giunone se ne avvedesse, si accoppiava con altre ninfe. E così, quando Narciso sentì dei passi e gridò: "Chi è là?", Eco, colpita dalla maledizione, rispose: "Chi è là?" e in questa maniera continuò ad esprimersi, finché mostratasi cercò di abbracciare il giovane, ma Narciso l’allontanò bruscamente, intimandole di lasciarlo solo. Eco fuggì, con il cuore infranto e trascorse il resto della sua vita in valli solitarie, consumandosi per il suo amore non corrisposto, finché di lei rimase solo la voce.
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