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Appelli all'azione indotta da immagini

Aggiornamento: 11 mar

DI BELISARIO RIGHI



Carestia - Fotografia di Stan Grossfeld - 1985 - Premio Pulitzer



La fotografia, oggetto di numerose e importanti analisi quali quelle di Roland Barthes e Pierre Bourdieu, è opportuno ricordare che, secondo Susan Sontag, questa ha un’incisività maggiore rispetto alle immagini televisive e cinematografiche. Sontag ritiene che la "memoria ricorre al fermo immagine; la sua unità di base è l’immagine singola. In un’epoca di sovraccarico di informazioni, le fotografie forniscono un modo rapido per apprendere e una forma compatta per memorizzare. Una fotografia è simile a una citazione, a una massima o a un proverbio".

Le diverse possibili rappresentazioni del dolore, inducono a riflettere sul rapporto tra immagini e azione.

In determinati momenti, si ha bisogno del pugno nello stomaco, che scuota l'indifferenza, perché c'è la tentazione di voltare lo sguardo, di far finta di credere che certe cose non accadono, anche se occorre equilibrio.

Amnesty International non disdegna l'uso di immagini di dolore, accompagnate da chiare didascalie esplicative, nella consapevolezza che la foto non è nulla senza la didascalia che dice cosa si deve leggere (Bourdieu).

L'immagine induce all'azione, ad una politica della pietà che si sviluppa essenzialmente con donazioni in denaro di singoli individui, attraverso la parola coraggiosa di gruppi di persone e una forte presa di coscienza, che nasce in noi, dall'osservazione di immagini emblematiche.

L'obiettivo è quello di far giungere il messaggio, coinvolgere nel problema la gente e indurla a fare qualcosa, mediante appelli mirati che fanno leva sulla generosità, sul coinvolgimento alla partecipazione, sull'azione umanitaria della donazione.

Questi messaggi hanno uno straordinario impatto, caratterizzato da:

1. immediatezza, grazie a titoli che vanno dall'ironia al sarcasmo.

2. stimolo all'azione, alimentando l'indignazione;

3. attacco al diniego: il problema non è solo ciò che accade, ma l'apatia, l'indifferenza, il diniego pubblico davanti a quello che tutti sanno e che non riguarda solo la gente comune, ma tutto il consorzio umano (Stati di negazione - Stanley Cohen).

Una struttura argomentativa che, per vincere l'indifferenza, deve basarsi sulla semplicità. Il messaggio deve creare una connessione fra quello che bisogna sapere e quello che è necessario fare.

CONCLUSIONI

Se da un lato l’immagine può avere meritori effetti mobilitanti, dall’altro si deve tener conto del rischio di spettacolarizzazione, non indugiando troppo su immagini negative, ricorrendo quindi anche ad immagini positive che restituiscono fiducia nella concreta possibilità di un’azione impegnata, orientata da valori morali e,

nello stesso tempo, stimolarla.

L’immagine serve per ricordare, la parola per capire, sostiene Susan Sontag. Grande, quindi, è la responsabilità di quanti, non solo nel campo del giornalismo, si servono sia d'immagini che parole per contrastare l’attuale crisi della pietà (Luc Boltanski) strettamente connessa con il dilemma dello spettatore.


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