Droga e percezione psicologica cognitiva
- Belisario Righi
- 24 ago 2024
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 12 mar
DI BELISARIO RIGHI
L’ignoto fin dall’alba dei secoli è sempre stato per l’uomo oggetto di morboso interesse e da questo particolare malessere, sono nate le esplorazioni verso lande sconosciute per approdare a nuovi spazi. Chissà quanto grande dovette essere la gioia del primo essere vivente, quando oltrepassando la vetta delle colline che delimitavano il suo spazio abitabile, scoprì nell’altro versante verdi pianure e impenetrabili foreste. Il mondo da lui conosciuto si stava allargando e al contempo si espandeva anche la sua conoscenza della natura. Da quel primo giorno di esplorazione, la ricerca di nuove terre non si è più fermata e alla febbre della scoperta si aggiunse anche quella della conquista e del potere che ne derivava. L’uomo, giorno dopo giorno, scoprendo il mondo, prese consapevolezza dei suoi limiti che rispetto all’immensità del non conoscibile, diventavano sempre più ristretti. Non esiste ignoranza più grande di quella che discende dalla cultura. Nessuno si sente più ignorante dell’uomo colto. Però pur nella conquista di nuovi regni, la sensazione d’impotenza, di fronte a certe situazioni e soprattutto a determinate domande restava sempre ostica e insormontabile e a nulla valsero le vittorie riportate sulle genti e sulla natura, perché diminuisse. L’uomo si accorse subito che l’ignoto più profondo e più buio era dentro se stesso e qualunque nuova montagna scalasse e qualunque fiume impetuoso navigasse, non l’avrebbe fatto approdare a lidi dove trovare le risposte ai suoi interrogativi. Nacque così la necessità di estendere le esplorazioni all’interno dello spirito, dell’io, cercando di dilatare i limiti del proprio mondo interiore e aprirsi a nuove possibilità di conoscenza, modificando il senso della percezione della realtà e dei fatti contingenti, intuendo che debba esserci una realtà non manifesta interagente con quella apparente. Su questa strada, il nostro esploratore fu inconsapevolmente aiutato dalla necessità quotidiana di nutrirsi con i prodotti della natura. Certamente dovette sentirsi particolarmente strano quando mangiò un particolare fungo o la radice di una pianta sconosciuta o più semplicemente quando masticò le foglie di qualche strano alberello. Intuì immediatamente di aver trovato dei vegetali le cui proprietà non erano commestibili, bensì magiche e che dovevano essere trattate con rispetto e cautela, demandandone l’uso a una conoscenza delle stesse più profonda e circostanziata. Nacquero i primi sciamani, uomini che si assunsero il compito di utilizzare il potere di questi prodotti della natura non solo a scopi terapeutici, ma come stargate tra la realtà tattile e quella invisibile e soprannaturale, per fini conoscitivi, quale viatico per la comunicazione tra il mondo reale e il mondo imperscrutabile dell’occulto, il mondo degli Dei. Da quei primi giorni sono trascorsi secoli, ma il potere di tali veleni è rimasto inalterato e soprattutto è restato immutato l’interesse che taluni alcaloidi esercitano su menti fertili e desiderose di apprendimento. Per venire ai nostri giorni, nel dopoguerra, verso la fine degli anni ’50 si sviluppò una sempre più crescente cultura apologetica di droghe psichedeliche, in particolare negli Stati Uniti, nell’ambito della Beat Generation, tra i cui principali adepti, ricordiamo: Jack Kerouac, Allen Ginsberg, William Burroughs, Patti Smith, Thimothy Leary, Gregory Corso, Lawrence Ferlinghetti, Neal Cassidy. Questi artisti sperimentarono in prima persona gli effetti di sostanze allucinogene, traendo dalle loro esperienze opere letterarie e musicali, nelle quali la forza ispiratrice è strettamente connessa all’uso di droghe psichedeliche. Consapevoli di condurre l’esplorazione della coscienza verso una struttura più ampia, più dilatata della stessa, secondo un processo intellettuale che a volte poteva portare sino al trascendente, come ebbe a dire Kerouac che era in attesa di vedere il volto di Dio. Assunsero droghe di ogni genere, ma in particolare sostanze psicotrope, quali: la Psilocibina derivante da funghi messicani detti Teonanacatl (Carne di Dio), che dagli sciamani messicani venivano consumati durante riti religiosi;
Fungo Teonanacatl
la Mescalina estratta dal Peyotl o Lophophora, piccolo cactus che spontaneamente cresce nel Messico settentrionale, ha la caratteristica di aumentare a dismisura la percezione visiva e uditiva ed amplificare la coscienza;
Cactus Peyote
l’Amanita Muscaria, un fungo molto tossico, che provoca una forte eccitazione, cui seguono la perdita di coscienza e la comparsa di allucinazioni sia uditive che visive;
Amanita muscaria
la Datura Stramonium detta Erba del Diavolo, avente proprietà sedative e narcotiche, ma soprattutto allucinogene. Dopo l’assunzione si ha una forte eccitazione, cui seguono allucinazioni che terminano con uno stato di trans ipnotico;
Datura Stramonium
LSD, prodotto sintetico di laboratorio con caratteristiche affini alla Mescalina. La base di partenza è l’acido lisergico che si trova nell’ergot, fungo parassita della segale. Di LSD ne fece grande uso Allen Ginsberg;
Pianta di segale infestata da funghi Ergot
la Cannabis sativa o Marijuana ed i suoi derivati Hashish e Charas, che hanno il loro principio attivo nel THC (tetraidrocannabinolo).
Marijuana
Hashish marocchino
Hashish afghano
Palline e sticks di Charas
Però, ad eccezione di Kerouac, che cercava nella droga anche l’avvicinamento a Dio, tutti usarono le droghe soltanto come puro mezzo fisico, per lambire dimensioni spirituali altrimenti irraggiungibili ed insondabili, senza soffermarsi sull’elemento sacro, o forse più precisamente magico di certi alcaloidi, mentre chi tentò di rappresentarne, attraverso i suoi scritti, l’elemento sacro e catartico che in esse si diceva essere, secondo le credenze degli indios yaqui, fu Carlos Castaneda, scrittore peruviano, dotato di consistente cultura antropologica. Egli descrisse il mondo delle droghe psicotrope, con le parole del suo sciamano personale Don Juan che lo condusse nel difficile e tortuoso cammino della conoscenza, per mezzo di Mescalito, che è la mescalina stessa che si trasforma in deità, la quale opera nelle recondità più remote dello spirito, modificando con l’espansione della spiritualità intellettiva la non-conoscenza in conoscenza. Mescalito è talmente forte e potente da portare l’individuo fuori dal suo sé e può anche uccidere ed allora si deve intervenire con la mediazione di droghe amiche o alleati, le quali prima di tutto, prima di condurre l’individuo fuori dal suo sé, lo devono rendere consapevole di tutte le potenzialità insite nella propria personalità. Prima di confrontarsi con Mescalito, si deve conoscere alla perfezione se stessi. Solo una completa e perfetta presa di coscienza delle proprie possibilità e dei propri limiti, può condurre con successo alla presenza di Mescalito, che sarà la vera fonte del sapere. Non credo sia giusto criticare Castaneda, tacciandolo addirittura come è stato fatto da insigni antropologi, che si tratti solo di un mistificatore, che tutto quello che ha scritto sia stato inventato, non essendoci testimonianze a comprovare le sue effettive frequentazioni con lo sciamano Don Juan. A noi questo non interessa. Ci interessa invece l’indagine conoscitiva attuata dallo scrittore per giungere a livelli più alti di conoscenza. Castaneda, nel suo libro A scuola dallo stregone, scrive: “Ciò che noi crediamo essere unico ed assoluto è solo uno in un insieme di mondi consecutivi, posizionati come gli strati di una cipolla”. Egli affermò inoltre che anche se noi fossimo stati energeticamente condizionati a percepire solamente il nostro mondo, dovremmo sicuramente avere anche la capacità di entrare in quegli altri regni, che sono reali, unici, assoluti come lo è il nostro mondo. Raggiungere la verità e cercare di comprendere il più possibile del mondo che abitiamo è il nostro compito, oltre che la nostra dannazione e la verità comunque la si raggiunga, resta sempre verità. A tale proposito, Dostoevskij nel suo lavoro Il sogno di un uomo ridicolo dice: “Una volta che hai conosciuto la verità e l’hai veduta, sai bene che quella è la verità e che un’altra non c’è, né ci può essere, sia che si dorma o si vegli”.
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