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Guerra e Pace | Lev Tolstoj

Aggiornamento: 19 mar

DI BELISARIO RIGHI


Ritratto fotografico di Lev Tolstoj

Ritratto fotografico di Lev Tolstoj


GUERRA E PACE


La Letteratura russa del secolo XIX, è costellata di eminenti scrittori. Per la profondità di pensiero e le analisi etiche e morali dei personaggi nei suoi scritti, spicca su tutti Lev Tolstoj. Guerra e pace, il suo capolavoro, è universalmente ritenuto il più importante romanzo dell'800, sicuramente il più letto in tutto il mondo.

Guerra e pace è considerato da molti critici un romanzo storico, tra i più significativi di tutte le Letterature, perché offre un ampio affresco della nobiltà russa nel periodo napoleonico, sebbene molti critici non lo considerino tale.

Scritto tra il 1863 e il 1869, riguarda principalmente la storia di due nobili famiglie, i Bolkonskij e i Rostov, tra le guerre napoleoniche e la campagna napoleonica in Russia del 1812, durante il regno dell'Imperatore Alessandro I di Russia. Intriso di riferimenti filosofici, scientifici e storici, il romanzo si avvale della forza della storicità e della perfetta drammaturgia, unite ad una lucida disamina dell'enorme flusso degli eventi, come la battaglia di Austerlitz e la battaglia di Borodino. Tolstoj descrive mirabilmente il contrasto tra Napoleone Bonaparte, di cui fa un ritratto indimenticabile, ed il generale russo Michail Illarionovič Kutuzov, sia sul profilo personale, sia sul piano dello scontro armato, mettendo in risalto gli errori che condussero Napoleone alla disfatta. Il suo primo grande sbaglio fu quello di non tenere in considerazione che l'invasione della Russia avrebbe comportato un fronte di guerra troppo esteso, impossibile da coordinare, e il secondo, sicuramente il più fatale fu di marciare su Mosca ed occuparla per cinque lunghe settimane, quando meglio avrebbe fatto a distruggere l'esercito russo in una battaglia decisiva. Kutozov, al contrario, abbracciò la strategia del tempo. Dispose la ritirata delle sue truppe, permettendo in tal modo ai francesi di occupare la città, aspettando che l'esercito napoleonico si annientasse da sé, tra gli ozi e i saccheggi nella città incendiata. In seguito, l'esercito francese, demotivato alla battaglia, prossimo allo sbando, tentò di guadagnare la via del ritorno in patria, subendo però l'aspra durezza dell'inverno russo e le continue imboscate dei partigiani locali. Di fatto, Kutozov risultò vincitore. Il romanzo è caratterizzato dall'incombenza del Fato che determina il susseguirsi degli eventi dettati dalle contingenti necessità temporali, dall'analisi caratteriale dei personaggi, nonché dalle ripetute, profonde considerazioni etiche e morali sulla guerra e sulla società.

Guerra e pace è inserito in diverse categorie letterarie:

  • romanzi del 1865;

  • romanzi in russo;

  • romanzi in francese;

  • romanzi storici;

  • romanzi di guerra;

  • invasione napoleonica della Russia;

  • saghe familiari.

La maggior parte del libro è scritta in lingua russa, ma molti passi, incipit compreso, sono scritti in lingua francese. Questa scelta nasce dalle usanze dell'aristocrazia russa dell'Ottocento che, al pari di ogni classe colta europea, usava la lingua francese, secondo le regole della "buona società". La narrazione si snoda tra Pietroburgo, centro indiscusso della mondanità russa, e Mosca. Il libro racconta la storia di alcune famiglie aristocratiche russe, e i loro reciproci rapporti.


PERSONAGGI PRINCIPALI

Pierre Bezuchov - Personaggio centrale, figlio illegittimo del conte Bezuchov, da questi preferito ai figli legittimi, quale erede universale. Nel corso della narrazione Pierre Bezuchov entra, come confratello, nella massoneria. Si unisce in prime nozze con Hélène Kuragina, donna seducente e immorale, da cui si separerà. In seconde nozze diverrà marito felice di di Natasha Rostova.

Il principe Andrej Bolkonskij - Secondo personaggio principale del romanzo, militare, aiutante di campo del generale Michail Illarionovič Kutuzov nelle guerre napoleoniche.

Nikolaj Rostov - Ussaro, figlio più grande della famiglia Rostov. Sposato alla ricchissima principessa Mar'ja Bolkonskaja, sorella di Andrei, riuscirà a rimettere in sesto le finanze della famiglia Rostov, dissestate dalle spese incontrollate del capo famiglia, il Conte Il'ja Andreevič Rostov.

Napoleone Bonaparte - Imperatore dei francesi e comandante in capo delle truppe della campagna di Russia.

Michail Illarionovič Kutuzov - Comandante in capo delle truppe russe.

Alessandro I - Imperatore di Russia.


L'opera ha avuto diverse trasposizioni.

Cinema

Guerra e pace: film diretto da King Vidor.

Guerra e pace: Natascia - L'incendio di Mosca: film colossal del 1966 diretto da Sergej Bondarčuk.

Serie televisive

Guerra e pace: serie televisiva della BBC del 1972-1973.

La guerre et la paix (2000): produzione televisiva francese dell'opera Guerra e pace di Prokof'ev.

Guerra e pace: miniserie TV della RAI del 2007.

Teatro

Guerra e pace: coprodotto per la stagione 2024-2025 da Teatro Stabile di Catania, Teatro Biondo di Palermo e Teatro di Roma.

Sceneggiati radiofonici

Lo sceneggiato radiofonico RAI del 1974, in quaranta puntate.

Opere liriche

Guerra e pace: opera di Sergej Sergeevič Prokof'ev.

Musical

Natasha, Pierre & The Great Comet of 1812: musical di Dave Malloy.

Fumetti

Guerra e pace: fumetto Disney disegnato da Giovan Battista Carpi.


PROFILO ETICO - MORALE - SOCIALE DELL'OPERA


Per l'occorrenza - meglio non sarebbe possibile fare - sono riportate frasi scritte da Tolstoj, estrapolate dal romanzo.

Il cuore dei re è nelle mani di Dio! Il re è lo schiavo della storia!

La storia, ossia la vita inconscia, comune, di branco, della umanità, si serve a ogni istante della vita dei re come di uno strumento volto a conseguire i propri fini.

Sebbene a Napoleone, era il 1812, sembrasse più che mai che dipendesse da lui versare o non versare il sangue del suo popolo, mai come allora egli soggiacque a quelle leggi inevitabili che, sebbene, in rapporto a se stesso, sembravano essere imposte dal proprio arbitrio, lo costringevano a fare per la comunità umana, per la storia, quello che appunto era destinato a compiersi. Così, ogni azione compiuta da coloro che detengono il potere, e che ad essi sembra un atto di libero arbitrio, in senso storico è tutt’altro che arbitraria, ma viene a trovarsi in connessione con tutto il corso della storia ed è predestinata dall'eternità, e allo stesso modo, secondo le loro personali peculiarità, abitudini, condizioni e scopi, agiscono le innumerevoli persone che prendono parte alla guerra. Costoro hanno paura, si rallegrano, s'indignano, manifestano svariati pareri credendo di sapere ciò che fanno e di farlo per sé. Sono invece strumenti involontari della storia e lavorano a un’opera il cui senso, per loro, resta occulto, non ne comprendono l'importanza. Tale è la sorte immutabile di tutti gli uomini d’azione; e tanto meno essi sono liberi, quanto più in alto si pongono nella gerarchia umana. Alla domanda in che consista la causa degli eventi storici, la prima risposta è che il corso degli eventi mondiali è predestinato dall’alto e dipende dalla concomitanza di tutte le volontà degli uomini che prendono parte a tali eventi. La mente umana non riesce a concepire l’assoluta continuità del moto. Le leggi di qualsiasi movimento si rendono comprensibili all’uomo solo quando egli osserva come a sé stanti alcune unità di questo movimento. Ma è proprio da questa arbitraria divisione della continuità del moto in unità discontinue che deriva gran parte degli errori umani. Prendendo unità di moto sempre più piccole, noi non facciamo che avvicinarci alla soluzione del problema, ma non la raggiungeremo mai. Solo ammettendo una grandezza infinitamente piccola e una progressione ascendente da essa fino al decimo grado, e riferendoci alla somma dei termini di questa progressione geometrica, possiamo raggiungere la soluzione del problema.

Il pensiero che grandezze infinitamente piccole come quelle in cui si ripristina la condizione principale del moto (cioè l’assoluta continuità), corregge l’errore che la mente umana commette inevitabilmente quando esamina singole unità del moto

invece del moto continuo. Nella ricerca delle leggi degli avvenimenti storici accade esattamente la stessa cosa. Il movimento dell'umanità, essendo l'espressione di un numero infinito di volontà umane, si compie in modo continuo. La seconda risponda consiste nell’esaminare l’azione di un uomo, re o condottiero, come una somma di volontà umane, mentre la somma delle volontà umane non si esprime mai nell’attività di un solo personaggio storico. All'intelletto umano, le cause dei fenomeni sono inaccessibili nella loro totalità. Ma il bisogno di ricercare le cause è insito nell’anima dell’uomo e l'intelletto umano, non riuscendo a entrare nell'infinità e nella complessità delle condizioni dei fenomeni, ciascuna delle quali, presa a sé, può apparire una causa, si aggrappa al primo e più accessibile punto di riferimento e dice: ecco la causa. Negli eventi storici, dove l’oggetto dell'osservazione sono le azioni umane, il punto di riferimento originario è la volontà degli uomini; poi viene la volontà degli uomini che hanno una posizione storicamente preminente, gli eroi della storia. Ma basta penetrare nell'essenza di un qualsiasi evento storico, vale a dire nell’attività dell’intera massa di uomini che hanno partecipato all’evento, per convincersi che la volontà dell’eroe della storia non solo non dirige le azioni delle masse, ma vi è costantemente diretta. La forza politica degli Stati e dei popoli dipende direttamente dai maggiori o minori successi militari riportati. L’attività esterna degli Stati e dei popoli, nei loro scontri reciproci, si manifesta con le guerre, per quanto strane e insondabili siano le descrizioni storiche su come un certo re o imperatore, essendo venuto a contrasto con un altro imperatore o re, raduna il proprio esercito, si batte con l’esercito nemico, ottiene la vittoria, uccide tre, cinque, diecimila uomini e, in conseguenza di ciò, assoggetta uno Stato e un intero popolo di milioni di uomini. E per incomprensibile che possa sembrare, la sconfitta del solo esercito - la centesima parte di tutte le forze di un popolo - costringe un intero popolo alla sottomissione.

Tutti i fatti della storia confermano la giustezza della tesi secondo la quale i maggiori o minori successi dell'esercito di un popolo contro l’esercito di un altro popolo sono le cause o almeno gli indizi essenziali dell’aumento o della diminuzione della forza

dei popoli. Se un esercito riporta una vittoria, subito aumentano i diritti del popolo vincitore a danno di quello vinto; se subisce una sconfitta, subito, a seconda dell’entità della sconfitta, quel popolo viene privato di alcuni suoi diritti, e viene completamente assoggettato se il suo esercito ha subito una disfatta totale.


Tolstoj non nutre grande stima nei confronti dei militari, di qualunque lignaggio essi siano, tanto da esprimersi in questi termini.

L’assenza di lavoro ovvero l’ozio era condizione di beatitudine per il primo uomo prima della sua caduta, ma la maledizione continua a gravare sull’uomo, e non soltanto perché dobbiamo guadagnarci il pane col sudore della fronte, ma perché, a causa della nostra conformazione morale, non possiamo essere al tempo stesso oziosi e tranquilli. Una voce segreta ci dice che, se siamo oziosi, siamo anche colpevoli. Se all’uomo fosse possibile trovare un modo di vivere in forza del quale, pur essendo in ozio, si sentisse utile e adempiente al dovere, ritroverebbe almeno un aspetto della felicità primordiale. E di questa condizione l'ozio obbligatorio e incensurabile si avvale appunto un intero ceto: il ceto militare. Proprio in quest'ozio obbligatorio e incensurabile è sempre consistita e consisterà la principale attrattiva della carriera militare.



NOTE BIBLIOGRAFICHE DELL'AUTORE


Lev Tolstoj nacque, il 9 settembre 1828, da genitori di antica nobiltà, nella tenuta di famiglia, Jàsnaia Poljana distante pochi chilometri da Tula, dove visse e operò sino alla morte. Nel 1844 si iscrive all'università di Kazan, dapprima alla facoltà di filosofia, nella sezione di studi orientali, poi a quella di giurisprudenza ma, causa lo scarso profitto, non riesce ad ottenere la laurea. Provvede quindi da autodidatta a consolidare la propria formazione culturale. Legge opere di Turgenev, Puškin, Gogol, ma soprattutto trattati di etica e di morale. In particolare si appassiona agli scritti di Jean-Jacques Rousseau. Negli anni 1851 e 1853 insieme al fratello Nikolaj partecipa alla guerra del Caucaso e in seguito alla guerra di Crimea, ma nel 1855, lascia definitivamente la vita militare per dedicarsi attivamente alla Letteratura. Nel 1862 sposa Sof'ja Andrèevna, dalla quale avrà tredici figli.

Tra il 1863 e 1869 scrive il suo più grande capolavoro: Guerra e Pace. Nel 1873 inizia a scrivere Anna Karenina, altro suo capolavoro, che terminerà nel 1877. Nel 1882 pubblica Confessione. Dopo aver attraversato un periodo di crisi spirituale che lo fece cadere in una profonda depressione, tanto da pensare al suicidio, ritrova se stesso grazie ad una religione vissuta con umiltà e semplicità, allontanandosi dalle teorie pessimistiche di Schopenhauer che prima lo avevano attratto. Nella Confessione Tolstoj descrive le fasi della propria conversione morale, avvenuta dapprima in linea con la Chiesa ortodossa e successivamente in una fede anarchica, dai forti tratti morali ed etici, ma vissuta al di fuori delle Chiese ufficiali, anzi in contrasto con il clero e i dogmi tradizionali.

Resurrezione  scritto tra il 1889 e 1899 descrive l'angoscia profonda dell'autore, nonché dell'uomo in generale, stretto nel ferreo meccanismo della burocrazia statale.

Seguono altri libri, trattati morali e racconti, tutti diventati di divulgazione mondiale. Tra i racconti ricordiamo il  I Cosacchi del 1863 e lo splendido Sonata a Kreutzer del 1889-1890.

Nel 1910, ormai vecchio e stanco, Lev Tolstoj muore di polmonite ad Astàpovo.


Fonti

  • Wikipedia,

  • Guerra e pace. Editore Garzanti,

  • Enciclopedia Treccani.




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