Il ratto di Proserpina
- belisariorighi
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Aggiornamento: 6 ore fa
DI BELISARIO RIGHI

IL MITO
Il mito del ratto di Proserpina è una delle storie più affascinanti dell'antichità, evocate in molte opere d’arte straordinarie, come il celebre gruppo scultoreo del Bernini.
Plutone, il dio degli Inferi, stanco di vivere nell'eterna solitudine del tenebroso Ade, un giorno, un pungente e incontrollabile desiderio di luce lo spinse a muoversi verso la luminosa superficie della terra. Lungo e faticoso fu il suo cammino, ma quando raggiunse la meta fu accolto in una immensa verde radura ai piedi del monte Enna. L'incantevole luogo, rigoglioso di vita era Pergusa dove, nel suo lago dalle chiare acque, piccoli e numerosi ruscelli si riversavano gorgoglianti insieme al canto di festosi uccellini.
Plutone, mentre inebriato dall'intenso profumo degli innumerevoli dai colori accesi alla luce del sole, in lontananza scorse delle giovani leggiadre fanciulle che , con estrema delicatezza e gesti aggraziati, si muovevano a ritmo di danza. Per Plutone, i cui occhi era usi a ben altre scene, vederle e restarne infatuato avvenne in un istante, e una di esse, in particolare, colpì la sua attenzione. Era Proserpina, la bellissima figlia della dea Cerere e del sommo Giove.
Plutone, colpito dal fascino di quella ragazza, corse verso di lei, ma Proserpina sgomentata dall'aspetto imponente e ultraterreno del dio, terrorizzata fuggì via, insieme alle sue compagne, ma il dio subito raggiunse la giovane e l'afferrò con i sui artigli, affondati con voluttà nelle morbide carni della ragazza e la rapì, fuggendo sul suo cocchio tirato dai suoi quattro fedeli cavalli, Aetone, Meteo, Nonio, e Abaste.
Inorridita da cotanta tracotanza, Ciane, tentò di fermare i cavalli, disperata, ma Plutone le scagliò un incantesimo e Ciane divenne una fonte, la cui acqua ancora oggi scorre a Siracusa, testimone infelice di quella drammatica violenza.
Proserpina, essendo anche ella dea e di alto lignaggio, supplicò la sua potente madre Cerere, dea dell'agricoltura, che addolorata per la triste sorte della figlia chiese aiuto a suo marito Giove, re di tutti gli dei. Giove però si trovò in una scomoda posizione per ché Plutone era suo fratello. Doveva quindi trovare una soluzione di comodo che proteggesse sua figlia e al contempo non mortificasse il fratello. Ma i giorni passavano e Giove non ancora aveva risolto il problema, allora Cerere, nell'intento di trasmettere al mondo intero la sua angoscia, investì la terra con una devastante siccità, trasformando i campi coltivati in sabbiosi deserti, facendo appassire le piante e morire di sete gli animali. Gli uomini, affamati e derelitti inutilmente invocarono Cerere perchè ponesse fine alla tragica siccità.
Giove, non potendo permettere che la terra venisse distrutta, inviò il suo messaggero Mercurio da Plutone perché gli ordinasse di ricondurre Proserpina in seno alla madre, sulla terra. Plutone, suo malgrado, dovette ubbidire, ma il dio degli Inferi, astutamente, prima che Proserpina andasse le fece mangiare dei chicchi del sacro frutto del melograno, che, mangiati avrebbero prodotto la conseguenza di legare eternamente Proserpina all'Ade.
Giove, impietosito da quella situazione, decise che Proserpina avrebbe trascorso amorevolmente con sua madre i sei mesi della primavera e dell'estate sulla terra, mentre i sei mesi dell'autunno e dell'inverno li avrebbe condivisi con Plutone nell'Ade.
Da qui nasce l'alternanza delle stagioni sulla terra, in un inarrestabile flusso di vita e di morte, di gioia e di dolore, e in questa alternanza è la bellezza e il mistero dell'esistenza.
L'OPERA
Il Ratto di Proserpina è un gruppo scultoreo realizzato da Gian Lorenzo Bernini, un capolavoro di scultura barocca, eseguito tra il 1621 e il 1622 ed esposto nella Galleria Borghese di Roma.
L'opera, in marmo di Carrara, fu eseguita su commissione del cardinale Scipione Caffarelli-Borghese, mecenate protettore dell'Artista.

Bernini ritrae l'azione al culmine del suo svolgimento, regalando all'osservatore le emozioni dei personaggi, rappresentate attraverso la gestualità e l'espressività dei volti. Plutone con i suoi attributi regali, la corona e lo scettro, è sotto lo sguardo di Cerbero, il feroce guardiano dell'Ade, il mostro dalle tre teste, il quale controlla che nessuno ostacoli il padrone.

Proserpina inutilmente cerca di sottrarsi alla furia erotica di Plutone, respingendolo con la mano sinistra sul volto del dio, ma Plutone la trattiene con forza, affondando le sue dita nella coscia e nel fianco della donna, dettaglio di stupefacente virtuosismo con il quale Bernini ha reso verosimilmente le morbide carni di Proserpina.

Proserpina è colta nell'attimo in cui lancia un'invocazione disperata alla madre Cerere. Nei suoi occhi, tumidi di lacrime di marmo si legge il terrore per l'oscurità degli Inferi e la paura.
Bernini, nell'intento di raffigurare l'azione, quasi fosse reale, adotta nell'architettura scultorea il movimento a spirale, all'artista particolarmente caro, il cui migliore e superbo esempio è rappresentato dalle colonne spiraliformi del Baldacchino in San Pietro.
Notevole è anche la delicatezza e fluenza dei movimenti degli arti, della testa, dei capelli e del manto che in parte copre il corpo acerbo della dea, mentre Plutone è ritratto in movimenti plastici che rivelano virilità, potenza fisica, audacia.
L'opera privilegia la vista frontale, sì da rendere riconoscibili i personaggi dell'azione
tuttavia, è leggibile da tutte le visuali.
La scultura, secondo lo stile icastico del Bernini è perfettamente elaborata e curata in tutte le sue parti e ricca di particolari.
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