Rowing home the schoof-stuff
- Belisario Righi
- 14 mar 2021
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 11 mar
DI CARLOTTA RIGHI
Rowing home the schoof-stuff - Fotografia di Peter Henry Emerson
La fotografia è del 1886, tratta dal libro Life and Landscape on the Norfolk Broads, eseguito in collaborazione con il pittore inglese Thomas F. Goodall, dove vengono ritratte immagini sull’ambiente e la quotidianità della vita rurale delle Norfolk Broads, una regione paludosa, della contea di Norfolk, nell’East Anglia, disseminata di fiumi e laghi navigabili. La foto in esame è stata stampata al platino, da negativo su vetro. Peter Henry Emerson fotografò la vita quotidiana nella sua realistica bellezza, scoprendovi un senso artistico, che necessariamente, disse, non deve trovarsi in posti stupendi come in Egitto, o in Cina, o in Perù, ma lo si può trovare sulla porta di casa e se non lo si trova lì, non lo si troverà mai. L’uomo, assorto nei suoi pensieri, lo sguardo fisso all’orizzonte, voga così lentamente che la sua barca sembra galleggiare. Persino i remi, pur immersi, non spostano l’acqua, conferendo in questo senso all’immagine un senso di inalterabilità nel tempo, quasi un valore assoluto dell’azione che fermata dall’obiettivo, perde la sua funzione di movimento per acquistare una dimensione di compiutezza prescindente dal divenire, ma completamente realizzata in sé. E’ questo il momento finale di sintesi più elevato di ogni fotografia, quando l’immagine in movimento, viene fermata nel tempo, nella sua entità più essenziale, come atto in sé definito e concluso. E’ la rappresentazione di un uomo comune impegnato in un normale comportamento, un semplice contadino ritratto nel suo habitat naturale, il quale reca con sé un ammasso informe di canne ed erba di palude. L’uomo è calmo, non ha fretta, non è inseguito dal tempo ed è immerso nella quiete della natura, in perfetta armonia con l’ambiente circostante. L’imbarcazione, quasi al centro dell’assieme, dà il senso dell’immobilità e l’infinito, con il suo nebbioso orizzonte, oltre l’immagine sfuma delicatamente in toni più chiari, sciogliendosi nei contorni, partecipando a una comunione simbiotica tra l’acqua e il cielo, conferendo alle cose una dimensione piccola e corruttibile, non rapportabile alla smisurata grandezza ed immobilità dell’immensità. Il taglio fotografico ci rende una foto volutamente spostata a destra, al fine di conferire al soggetto la sensazione di essere letteralmente circondato dalla natura e di farne parte integrante. Se l’immagine fosse stata posta al centro della composizione, ne sarebbe emerso un orizzonte decisamente più piatto, più lontano, meno complementare e quindi meno avvolgente, elemento questo di disturbo per il Fotografo, che come primo scopo aveva l’impulso di realizzare foto naturalistiche, perfettamente calate nell’ambiente e soprattutto che l’ambiente stesso fosse il vero protagonista del racconto. Ma la caratteristica saliente dei lavori fotografici sulle Norfolk Broads, la vera innovazione tecnica, è l’uso del differenziale di messa a fuoco, che Emerson, in linea con il suo interesse per il naturalismo, adottò per rendere le sue vedute leggermente fuori fuoco ai bordi dell’immagine. Una tecnica, secondo le intenzioni dell’Autore che, avrebbe dovuto dare effetti simili alla visione dell’occhio umano che, nell’osservazione di un insieme, utilizza un fuoco selettivo, con il quale delinea perfettamente il centro dell’immagine, rendendola più confusa verso la periferia e per ottenere quest’effetto si risolse a scattare leggermente fuori fuoco, assicurandosi di avere al centro un’immagine nitida. Egli scrisse: Niente in natura ha un contorno rigido, ma tutto è visto contro qualcos’altro, e su questo i suoi contorni si dissolvono delicatamente, spesso così sottilmente che non si è in grado di distinguere dove finisca l’uno e inizi l’altro. In questa mescolanza di decisione e indecisione, si manifestano il fascino e il mistero della natura. Rowing Home the Schoof-Stuff è il risultato di un solo, unico scatto. Non è stato sottoposta a ritocchi, né ad esposizioni multiple, perfettamente in linea con il pensiero dell’Autore che rifuggiva da qualsiasi manipolazione tecnica, nel raggiungimento di una valenza pseudo-artistica, trovando insignificante la necessità di emulare gli stili della pittura, in aperta diatriba con l’establishment dell’epoca in cui regnava sovrano il Pittorealismo, movimento intellettuale di tecnica fotografica, nato al volgere del IXX secolo, il cui teorico ed esponente di spicco era il fotografo inglese Henry Peach Robinson (1830–1901), acceso sostenitore del fotomontaggio, secondo cui si doveva, attraverso la manualità, con un complesso e maniacale lavoro, fatto di esposizioni multiple, fotomontaggi e ritocchi, completando il tutto con un puntiglioso lavoro, mediante tinta e pennello per smorzare le piccole imprecisioni della composizione, conferire il giusto senso estetico affinché la fotografia potesse essere comparabile, a livello artistico, con le arti cosiddette maggiori, come il disegno e più ancora, la pittura. P.H. Emerson a tale proposito asseriva che la tecnica fotografica è perfetta e non ha bisogno di pasticci, per mezzo dei quali, una buona o cattiva fotografia, viene trasformata in un cattivo disegno o una pessima pittura. Il gruppo centrale d’insieme, costituito da rematore, barca, remi ed ombra risultante, si estende sia in altezza che in larghezza oltre la metà dell’immagine e questo ci suggerisce che il Fotografo per raggiungere questo risultato di pienezza, adottò un’ottica con focale piuttosto lunga, un teleobiettivo, sì da ottenere un primo piano ben evidenziato, che si stagliasse massivamente contro il paesaggio. La profondità di campo è di considerevole entità ed è stata ottenuta, utilizzando una piccola apertura di diaframma, unitamente ad un lungo tempo di esposizione. L’uso del teleobiettivo ha prodotto anche quella leggera sfocatura agli estremi longitudinali della composizione, atta a creare quella appena percettibile confusione che tanto stava a cuore al Fotografo. La giusta esposizione, ovvero la misurazione della luce è stata rilevata sull’acqua e ciò ha generato una leggera sottoesposizione della barca con il suo rematore, producendo in tal modo, ancor più rimarcante l’effetto di placido galleggiamento. La resa tonale, completa nella scala dei grigi, è stata affidata al processo fotografico monocromatico di stampa al platino che, a differenza del procedimento chimico con l’alogenuro d’argento, offre una più ampia gamma di tonalità e conferisce all’immagine una morbida, silente, opacità, adeguatamente in linea con l’intendimento dell’Artista, di voler rappresentare nella solitudine dello stagno, un momento di intimità spirituale.
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