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Viaggio al termine della notte | Louis-Ferdinand Céline

DI BELISARIO RIGHI



Ritratto fotografico di Louis-Ferdinand Céline
Ritratto fotografico di Louis-Ferdinand Céline

RECENSIONE

Viaggio al termine della notte di Louis-Ferdinand Céline è un Capolavoro da scoprire.

E' un romanzo marchiato dai più come nichilista, ma se per nichilismo s’intende svuotare di significato, annullare l’esistenza dei sentimenti e degli stati d’animo che si agitano in noi, Céline  seguendo un percorso autocritico verso il buio più profondo della sua anima, di fatto non ci conduce al nulla, tantomeno ci indirizza sulla strada del negazionismo, ci fa approdare invece ove nascono e si generano le miserie dell’uomo,  le sue necessità, dove nasce la sua solitudine, e allora il libro è tutt’altro che nichilista, assurgendo a cruda constatazione di ciò che è l’uomo. 

Céline non si limita a descrivere le miserie dell’uomo; piuttosto, riesce a farci approdare nei luoghi originari in cui nascono i sentimenti più profondi, le necessità primordiali e la solitudine esistenziale che accompagna ciascuno di noi.

Il cuore pulsante dell'opera è la capacità di incarnare le fragilità umane, di rivelare quanto sia profonda la solitudine nel nostro cammino attraverso la vita, è una cruda, impietosa constatazione della condizione umana in tutta la sua complessità.

In Viaggio verso la notte, ci viene mostrata una visione della notte che si fa simbolo. Per Céline, la notte non è solo assenza di luce, ma rappresenta il profondo abisso in cui l'animo umano si rifugia per confrontarsi con le sue paure, i suoi desideri, e, inevitabilmente, con le proprie miserie, con la realtà complessa e misera dell'esistenza umana.

E' la notte è la notte dell'uomo!

E' un urlo di verità, un invito a guardare in faccia le ombre che ci circondano e che, spesso, preferiamo ignorare, uno sguardo lucido e disincantato che conferisce all'opera una potenza quasi taumaturgica.

La grandezza del romanzo risiede anche nella mescolanza di tonalità che la animano, essendo al contempo ironica, comica, e drammatica, in un tutto coeso e straordinariamente potente; non c'è nulla di più tragico, infatti, della commedia umana. L’ironia è un modo attraverso il quale affrontare la pesantezza dell'esistenza; un mezzo per destare il carattere umano dal torpore della quotidianità e spingerlo a provare empatia nei confronti di una condizione da tutti condivisa, seppur dolorosa. Il ritmo della narrazione, denso e incalzante, trasporta il lettore in un percorso esistenziale. Le parole sono cariche di significato; ogni frase è un invito a immergersi nel mare tempestoso delle emozioni umane. Non si può leggere questo romanzo senza sentirne il peso e la bellezza, senza lasciarsi coinvolgere dalle sue immagini vivide e dalla sua prosa grandiosa.

Un libro che richiede attenzione, pazienza e, soprattutto, apertura mentale, perché dolore e gioia intrecciandosi in un abbraccio ineluttabile possono ferire ma, al contempo, liberare.

L'Autore affronta temi delicati come la guerra, la morte, e la ricerca di un significato in un mondo che frequentemente sembra esserne privo, e questa tensione tra il desiderio di vita e la consapevolezza dell’assurdità del vivere è ciò che rende la narrativa di Céline straordinariamente toccante.

Viaggio al termine della notte è un testo che invita alla riflessione e alla meditazione sulla nostra stessa esistenza, capace di esprimere sensazioni e pensieri che spesso rimangono inespressi. Chi ama la lettura non può esimersi dall’affrontare questa opera, perché essa rappresenta una delle vette della letteratura mondiale, un viaggio che, pur travagliato e difficile, offre la possibilità di giungere a una comprensione più profonda di se stessi e dell’umanità intera. E' un'opera che si insinua nell'anima, costringendo a guardarci dentro con onestà, un atto di coraggio, una celebrazione della vita e della sua complessità, un invito a percorrere insieme il cammino tortuoso e misterioso della condizione umana.

Chi ama la lettura e la letteratura non può esimersi dal leggere Viaggio al termine della notte, l'opera più profonda e carismatica di uno dei più affascinanti scrittori di tutti i tempi, che spaziò dai bui e imi recessi del suo animo maledetto al più alto senso di fratellanza e appartenenza al genere umano.

Chissà cosa avrebbe scritto di lui Baudelaire?


NOTE BIOBIBLIOGRAFICHE

Lo pseudonimo, con cui firmò tutte le sue opere, era il nome della nonna materna Céline Guillou.

Considerato un originale esponente delle correnti letterarie del Modernismo e dell'Espressionismo, Céline è ritenuto uno dei più influenti scrittori del XX secolo, celebrato per aver dato vita ad uno stile letterario che modernizzò la letteratura francese ed europea. La sua opera più famosa, Viaggio al termine della notte (Voyage au bout de la nuit, 1932), è considerata un'esplorazione cupa e nichilista della natura umana e delle sue miserie quotidiane. La maggioranza dei suoi libri originano da spunti autobiografici, e sono narrati in prima persona da Ferdinand, il suo alter ego letterario.

Partecipò volontario alla prima guerra mondiale, rimanendo gravemente ferito e parzialmente invalido. Per le sue prese di posizione politiche e affermazioni in favore delle potenze dell'Asse, prima e durante la seconda guerra mondiale (si espresse anche in favore del collaborazionismo della Francia di Vichy con la Germania nazista dopo la sconfitta del 1940, pur continuando a fare affermazioni contro la guerra), esposte in pamphlet violentemente antisemiti, Céline rimane oggi una figura controversa e discussa. Emarginato dalla vita culturale dopo il 1945, il suo stile letterario fu preso a modello da alcuni scrittori che gravitavano attorno alla Beat Generation statunitense. Anche Charles Bukowski aveva grande ammirazione per la prosa letteraria di Céline, tanto da definirlo il più grande scrittore degli ultimi duemila anni.

Louis-Ferdinand Céline, pseudonimo di Louis Ferdinand Auguste Destouches, nacque a Courbevoie, un comune poco distante da Parigi, il 27 maggio 1894, figlio unico di Fernand Destouches, di origine per metà normanna e per metà bretone, e di Marguerite Louise-Céline Guillou, di remote origini bretoni, proprietaria di un negozio di porcellane, mobiletti e merletti al Passage Choiseul di Parigi, luogo che marcherà Céline a vita e che sarà all'origine di pagine memorabili dei suoi romanzi, primo fra tutti Morte a credito.

Céline avrà un ricordo negativo dell'infanzia, che rivivrà come un periodo di ristrettezze economiche e, soprattutto, morali, educato ad una mentalità piccolo borghese e al più rigido rispetto delle gerarchie sociali.

Nei ricordi della sua infanzia, figura positiva è la nonna materna, Céline Guillou , da cui l'autore trarrà il suo famoso pseudonimo.

Dopo aver frequentato le scuole dell'obbligo, il padre decise di mandarlo all'estero a studiare le lingue. Seguirono i due soggiorni in Germania, dove resterà dall'agosto 1907 alla fine del 1908.

Da febbraio a novembre 1909 fu ospite di due pensionati in Inghilterra.

Nel 1912, appena diciottenne, il giovane Céline si arruola volontario nell'esercito francese.

Nel 1914 scoppia la prima guerra mondiale, Céline vi prende parte con valore come volontario ed ottiene diversi riconoscimenti. Viene decorato con la Croce di guerra e con la Médaille militaire.

Nel 1915, dopo aver a lungo girato per ospedali, ottiene il congedo e viene riformato per invalidità, ottenendo una modesta pensione di guerra.

La guerra, oltre a segni fisici, gli lascerà anche dei disturbi mentali e neuropsichiatrici: disturbo post-traumatico, insonnia per il resto della sua vita, paranoia che peggiorerà con gli anni, e le sue orecchie non si libereranno mai da acufeni e allucinazioni uditive.

L'angoscia su ciò che è l'esistenza non lo lascerà mai più, fornendo la base per il suo nichilismo, pessimismo e una forte misantropia, a volte spinti al cinismo, anche se temperati nella vita quotidiana dal suo lavoro di medico e dalla sua istintiva compassione per la sofferenza.

Nella scrittura come nella vita, l'amore e l'odio si mescoleranno inestricabilmente.

Assegnato presso l'ufficio visti del Consolato generale francese di Londra, ivi incontra la sua prima moglie, la barista Suzanne Nebout, da cui si separa dopo pochi mesi.

Ottenuto il congedo nel 1916, firma un contratto con la Compagnie Française Shanga Oubangui per dirigere una piantagione di cacao in Camerun. Dopo nove mesi, spossato dalla malaria, torna in Francia e trova impiego presso una piccola rivista di divulgazione scientifica.

Nel 1919 sposa Édith Follet, figlia di un medico, dalla quale divorzierà nel 1926. Dalla loro unione nasce la figlia Colette.

Nel 1924 si laurea in medicina e chirurgia presso l'Università di Rennes.

Dal 1924 al 1928 lavora per la Società delle Nazioni che lo invia a Ginevra, Liverpool, in Africa, negli Stati Uniti d'America, in Canada e a Cuba. In questi lunghi spostamenti in nave è spesso medico di bordo. Rientrato in Francia nel 1928, si stabilisce a Montmartre dove svolge la professione di medico dei poveri, quasi gratuitamente. Durante le interminabili notti insonni scriverà Viaggio al termine della notte.

Nel 1936 Céline intraprese un viaggio in Russia per conoscere la cultura sovietica. Questo viaggio sarà documentato nel libello Mea Culpa, una pesante accusa al Comunismo inteso come utopia.

L'antisemitismo accanito di Céline traspare da alcuni suoi scritti ed è esplicitamente illustrato in tre pamphlet sulla questione: Bagatelle per un massacro del 1937, La scuola dei cadaveri, del 1938 e La bella rogna, del 1941, uscita negli ambienti filonazisti, in edizione limitata. Le opere antisemite di Céline non potevano essere vendute a seguito di una condanna per diffamazione del 1939.

Céline non si dichiarò mai ufficialmente un fascista e in un'intervista affermò di avere scritto "degli ebrei" e non "contro gli ebrei".

Nel 1939 sposò la sua terza moglie, anch'essa ballerina, Lucie Georgette Almansor, detta Lucette o Lil.

Fino al 1944 Céline vive a Montmartre, in Rue Girardon, dove ospita spesso il colonnello delle SS Hermann Bickler, il quale, come segno di amicizia, il 18 marzo 1945, gli fornirà il visto di espatrio dalla Francia occupata verso la Danimarca, per sfuggire da probabili ritorsioni contro di lui, con l'avanzata degli Alleati.

Nel 1945, finita la seconda guerra mondiale, le accuse di antisemitismo e collaborazionismo gli impedirono di ritornare in Francia.

Sino al 1951 rimarrà in esilio in Danimarca, da lui descritta in Rigodon come l'agognata terra promessa. Lo stesso anno muore sua madre.

Durante i primi mesi in Danimarca Céline e la moglie Lili vissero in clandestinità nell'appartamento di un'amica danese allora assente, ma la loro presenza venne notata e il 17 dicembre 1945 vennero arrestati. La moglie fu liberata ma lui fu trattenuto in custodia preventiva per un anno e tre mesi. La segregazione in cella, l'obbligo di restar seduto tutto il giorno, lo scorbuto e la pellagra dovuti all'alimentazione insufficiente devastarono definitivamente il già provato fisico dello scrittore.

In Danimarca cominciò una cordiale corrispondenza epistolare con lo scrittore italiano Curzio Malaparte.

Nel febbraio del 1947 Céline ottiene la libertà provvisoria e nel 1951, con l'amnistia per alcuni collaborazionisti, è finalmente un uomo libero.

Il ritorno in Francia non è tuttavia privo di difficoltà. Tutti gli scrittori di sinistra, su tutti Jean-Paul Sartre, chiederanno che sia ignorato e dimenticato da qualsiasi salotto letterario o centro culturale francese. Viene sminuito anche come scrittore, definendolo una copia di James Joyce. Pochi intellettuali lo difesero pubblicamente, tra di essi vi fu Albert Camus, scrittore ed ex partigiano antinazista, che scrisse a suo favore durante il periodo del processo, nonostante Céline non lo amasse per niente e lo definisse un moralista.

Del giugno del 1957 è il lancio del suo nuovo romanzo, Da un castello all'altro, disturbato da una serie di scandali che agitarono sia gli ambienti di destra che quelli di sinistra.

Nel 1951, tornato in Francia dopo gli anni d'esilio in Danimarca, Céline acquistò una casa a Meudon, un piccolo centro urbano a circa 10 km da Parigi.

Gli anni di Meudon sono gli anni dell'emarginazione sociale e culturale.

Nel 1952 pubblica i due romanzi a sfondo autobiografico Pantomima per un'altra volta I e nel 1954 Pantomima per un'altra volta II, detto anche Normance.

Seguono gli anni della cosiddetta Trilogia tedesca o Trilogia del nord con Da un castello all'altro del 1957), Nord del 1960 e Rigodon del 1961, pubblicato postumo.

In quel periodo visse appartò con Lucette in una casa zeppa di libri e cianfrusaglie, circondato da cani e gatti e in compagnia del pappagallo Toto spesso ritratto con lui. Si vestiva come un barbone con un paio di vecchi pantaloni sformati e tenuti su da una corda, maglioni consunti ed infilati l'uno sull'altro, la barba incolta.

Nel 1958 ricevette la visita di due statunitensi della Beat Generation: il poeta Allen Ginsberg (di origini ebraiche) e lo scrittore William S. Burroughs, suoi ferventi ammiratori.

Con la salute in rapido declino, lavorò agli ultimi romanzi. Il 29 giugno 1961 comunicò all'editore di aver terminato il romanzo Rigodon e il 1º luglio 1961, colpito da aneurisma, si spense per emorragia cerebrale nell'indifferenza generale del mondo culturale Louis-Ferdinand Céline, uno dei più grandi scrittori del '900.

La sua morte fu oscurata sui giornali francesi dal suicidio, avvenuto il giorno seguente, di un altro grande scrittore, vissuto tra luci e ombre, celebrato in vita e vincitore del premio Nobel per la letteratura, Ernest Hemingway.



Fonte: Wikipedia

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