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Cecità | José Saramago

DI BELISARIO RIGHI



Ritratto fotografico di José Saramago
José Saramago


RECENSIONE

Il romanzo inizia con la descrizione di un'improvvisa epidemia di cecità che colpisce un'intera città, costringendo i suoi abitanti a confrontarsi, causa la perdita della vista, con il loro senso d'umanità e capacità di relazionarsi con il Prossimo, in una società che diverrà inevitabilmente preda della barbarie.

Cecità sfida le convenzioni tradizionali della scrittura con la sua prosa unica e innovativa, caratterizzata da frasi lunghe e complesse, spesso prive di punteggiatura, coinvolgendo il lettore in un flusso di coscienza ininterrotto, affrontando tematiche profonde e complesse, al contempo ponendo interrogativi sull'essenza della condizione umana mediante una narrazione che riflette l'inevitabile confusione e il caos che accompagnano l'esperienza della cecità.

Saramago descrive con grande acutezza l’ineluttabile degenerazione della società di fronte all’assenza di riferimenti visivi.

I personaggi, che prima della tragedia vivevano in un sistema ordinato e strutturato, si ritrovano a dover affrontare il disfacimento delle norme etiche e sociali, in una condizione di totale disorientamento dove le istituzioni cadono, le relazioni umane si deteriorano, le norme etiche, una volta sacrosante, crollano come un castello di carte, lasciando spazio a pulsioni primordiali e reazioni istintive; quella che sembrava una sicurezza innegabile si rivela illusoria, e le relazioni, anziché trovare una nuova forma di coesistenza, degenerano in conflitti e rivalità.

In assenza di riferimenti visivi, gli individui constatano quanto debole sia il tessuto delle loro interazioni.

Il clima di paura e disperazione che pervade i protagonisti non è solo la reazione a un evento esterno, ma riflette altresì la fragilità della loro essenza umana e il mondo diventa un campo di battaglia in cui la lotta per la sopravvivenza supera qualsiasi valore morale, un mondo, privo di luci e colori, palcoscenico surreale delle contraddizioni dell’animo umano.

La mancanza di visibilità non è un semplice deficit sensoriale, rappresenta soprattutto una condizione esistenziale. Vivere al buio costringe ogni individuo a confrontarsi con se stesso e con gli altri in modi inaspettati e tutto quello che prima appariva come una sicurezza innegabile, ora si rivela illusorio, e le relazioni, anziché trovare una nuova forma di coesistenza, degenerano in conflitti e rivalità.

La cecità fisica, dunque, è metafora di una cecità morale e sociale, è il pretesto per denunciare quanto l'ignoranza e l'indifferenza siano forme di non vedere o peggio ancora di non voler vedere, concetti questi che si fanno sempre più forti quando i personaggi si rendono conto di essere stati ciechi anche prima dell’epidemia, incapaci di riconoscere la sofferenza altrui.

Di concerto, la società si rivela essere il riflesso delle insufficienze umane, della forza della corruzione, del becero potere disumanizzante che inesorabilmente conduce alla soppressione della libertà e della dignità del popolo governato. La dinamica dell'oppressione diventa evidente allorquando le persone, colpite dalla sventura, isolate in un manicomio abbandonato, diventano oggetti di sperimentazioni scientifiche.

Santiago però, in quest'orgia di depravazione morale, intravede una possibilità di riscatto, più precisamente una via catartica, ovvero, la consapevolezza di ciò che si è perduto può portare a una nuova forma di visione, ad una rinascita generata dall’osservazione e dalla reciproca comprensione, dal rinnovamento delle relazioni umane in un contesto segnato dalla devastazione e dalla perdita.

Cecità, per le tematiche affrontate, seppur di non facile leggibilità, dovuta allo stile descrittivo, è uno dei romanzi più significativi del degrado sociale al tramonto del secondo millennio, dominato dalla ferocia del potere, gestito attraverso una comunicazione svuotante e repressiva, condizionata dai media, costantemente monitorata dagli apparati governativi, sempre più somigliante alla utopistica (ma poi non tanto) rappresentazione del consorzio umano, mirabilmente tratteggiata da Orwell.


NOTE BIOBIBLIOGRAFICHE

José de Sousa Saramago è stato uno scrittore, giornalista, drammaturgo, poeta, critico letterario e traduttore portoghese.

Nacque ad Azinhaga, città nel distretto di Lisbona, il 16 novembre 1922. Il padre, José de Sousa era un agricoltore che si trasferì con la famiglia a Lisbona nel 1924, dove trovò lavoro come poliziotto. Ebbe un fratello minore, Francisco, morto a soli quattro anni, pochi mesi dopo l'arrivo a Lisbona, in seguito a una broncopolmonite.

A causa delle difficoltà economiche, José fu costretto ad abbandonare gli studi all'Istituto Tecnico. Dopo occupazioni precarie di ogni tipo, trovò un impiego stabile nel campo dell'editoria e per dodici anni lavorò come direttore di produzione.

Nel 1944 sposò Ida Reis da cui ebbe la loro unica figlia, Violante.

Nel 1947 scrisse il suo primo romanzo, La vedova, che in seguito. Il libro, il cui titolo in lingua originale era Terra do pecado, ovvero Terra del peccato, non fu accolto benevolmente dal dittatore del Portogallo, Salazar, dal quale Saramago era sempre stato pesantemente censurato nella propria attività giornalistica.

Dal 1955 Saramago lavorò inoltre come traduttore, per diversi editori, di autori, tra i quali ricordiamo: Maupassant, André Bonnard, Tolstoj, Baudelaire.

Nel 1966 rientrò nel mondo della produzione letteraria, con la sua prima raccolta di poesie, I poemi possibili.

Nel 1969 s'iscrisse clandestinamente al Partito Comunista Portoghese. Successivamente s'avvicinò all'Anarchismo, professandosi comunista libertario. Durante gli anni sessanta riscosse molto successo la sua attività di critico letterario Per la rivista Seara Nova fu critico letterario ed ebbe molto successo.

Dal 1972 al 1973, in qualità di direttore di produzione curò l'edizione del giornale Diário de Lisboa.

Nel 1970 pubblicò la raccolta di poesie, Probabilmente allegria (1970); nel 1971 il libro di cronache giornalistiche Di questo e d'altro mondo; nel 1973 un insieme di cronache, Il bagaglio del viaggiatore; nel 1974 altre cronache, Le opinioni che DL ebbe.

In seguito, sulla scia della Rivoluzione dei garofani, si dedicò completamente alla scrittura e gettò le fondamenta di quello che può essere definito un nuovo stile letterario ed una nuova generazione post-rivoluzionaria.

Nel 1977 pubblicò il romanzo Manuale di pittura e calligrafia e nel 1980 Una terra chiamata Alentejo.

Nel 1982, finalmente, arrivò al successo arrivò, però, con il romanzo Memoriale del convento.

Nel 1984 pubblicò i romanzi L'anno della morte di Ricardo Reis e La zattera di pietra, che gli varranno, oltre al successo di pubblico, numerosi riconoscimenti della critica. Nel 1988 Saramago, in seconde nozze, sposò Pilar del Río, traduttrice delle sue opere in lingua spagnola.

Successivamente negli anni novanta ottenne il riconoscimento quale eccellente artista a livello internazionale, con l'ucronico romanzo storico Storia dell'assedio di Lisbona, i romanzi Il Vangelo secondo Gesù Cristo e Cecità.

Nel 1998 gli venne assegnato il premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione: con parabole, sostenute dall'immaginazione, dalla compassione e dall'ironia ci permette continuamente di conoscere realtà difficili da interpretare.

Nel 2002 fu eletto presidente onorario dell'Associazione Luca Coscioni, associazione radicale per la libertà di ricerca scientifica.

Morì il 18 giugno 2010 nella sua residenza di Tías, nelle Isole Canarie.

Nel 2011 venne pubblicato postumo un suo romanzo scritto nel 1953, Lucernario.



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