Edward Hopper - Realismo americano
- Belisario Righi
- 22 feb 2021
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 11 mar
DI BELISARIO RIGHI
Nel 1908, nasce negli USA un movimento artistico definito Realismo americano, caratterizzato per il suo stile estremamente realistico, sia per la figura che per il paesaggio.
Edward Hopper, uno degli esponenti più interessanti di questo movimento, è il pittore del silenzio che emerge dalle sue immagini rurali, e dell'incomunicabilità presente nelle rappresentazioni di vita metropolitana ritratte con l'occhio analitico del fotografo.
In Nighthawks, l'uomo e la donna silenziosi ed emotivamente assenti sono divisi dalla barriera di un'incomunicabilità, abbattuta appena dal quasi inavvertibile contatto fisico delle mani poggiate sul banco.
Nighthawks - 1942
Edward Hopper è unanimemente considerato il caposcuola dei realisti che dipingeva-no la scena americana.
La sua evocativa vocazione artistica si rivolge sempre più verso un forte realismo, che risulta la sintesi della visione figurativa combinata con il sentimento struggente e poetico che l’artista percepisce nei suoi soggetti.
Predilige immagini urbane o rurali, immerse nel silenzio di uno spazio reale e allo stesso tempo metafisico, che comunicano allo spettatore un forte senso di estrania-mento del soggetto dall’ambiente in cui è immerso.
E' stato detto che Hopper sia un realista sui generis, perché il suo occhio cancellando i dettagli, fa sì che la sua pittura proceda per sottrazione.
La scena è sempre spoglia, deserta, e il sentimento empatico predominante è la solitudine che nasce dalla pervadente estraneità dei soggetti verso l'ambiente in cui sono collocati e dall’incomunicabilità che ne risulta.
L’obiettivo di Hopper era catturare l’essenza della vita quotidiana e riprodurre la vita interiore delle persone ordinarie.
Hopper ha dipinto la vita di tutti i giorni, realizzando opere che denotano il contrasto tra immanenza e trascendenza, tra pensieri e realtà. Il mondo di Hopper non è reale, ma immaginario, concepito per creare l’illusione di realtà.
Il suo desiderio era di raggiungere un alto grado di verosimiglianza, offrendo la minor quantità di informazioni.
Hopper riproduce solo quello che è necessario. Il resto deve essere inteso.
In Office at night del 1940, un uomo e una donna sembrano evitare i loro sguardi. Perché? Il pittore lascia a noi la risposta.
L’espressione del volto non è mai significativa nei personaggi di Hopper, l’atmosfera e l’umore sono dati dalla luce e dall’ombra, dalla posizione dei corpi e dai particolari che contribuiscono a creare una condizione emozionale.
Office at night - 1949
In Excursion into Philosophy del 1959, un uomo fissa il pavimento seduto sul letto, accanto ad una donna poco vestita rivolta verso il muro.
Excursion into philosophy - 1959
Sul letto è poggiato un libro e l’uomo sembra completamente assente.
Hopper disse commentando il quadro: “Ha letto Platone piuttosto in ritardo nella vita”.
Per certe cose, la filosofia non offre consolazione.
Che il libro sia di Platone, lo sappiamo dalla moglie del pittore che fu sua grande diarista.
In questo quadro, l’attenzione è rivolta al senso di solitudine e di vuoto che viene comunicato.
Al solito, la stanza è praticamente nuda, con solo un letto e uno scorcio di pittura tra i suoi arredi.
Le due persone, nonostante la loro distanza ravvicinata, essendo proprio una accanto all’altra sul letto, sono soli. Sembrano non essere mai state così lontane come in questo momento. Il senso di solitudine, di estraneazione dei soggetti di Hopper, resterà una costante per tutta la vita artistica del pittore, come si evince da questi due quadri del 1960.
Le persone se ne stanno al sole, distaccate emotivamente dalle altre, ognuna con i propri pensieri e la propria storia, minimamente noncuranti del prossimo che le circonda.
People in the sun - 1960
Second story sunlight - 1960
In questo forse più che in altri ambiti si deve cercare il realismo di Hopper, perché in fondo la vita è la condanna ad essere soli, anche in mezzo agli altri.
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